Coronavirus e operatori sanitari, una guerra impari. "Più sostegno dalle Istituzioni" - LinkOristano
Intervento

Coronavirus e operatori sanitari, una guerra impari. “Più sostegno dalle Istituzioni”

Il grido d'allarme di Raffaele Secci, il presidente dell'Ordine degli Infermieri di Oristano

Infermieri
Foto d'archivio

Oristano

Il grido d’allarme di Raffaele Secci, presidente provinciale dell’Ordine delle professioni infermieristiche

Una guerra impari per chi è in prima linea da due anni, come gli infermieri. Raffaele Secci, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Oristano si domanda come mai le Istituzioni non prestino la giusta attenzione al personale sanitario che si impegna per tutelare la salute dei cittadini. Riportiamo il testo completo del suo intervento.

A ormai due anni dalla comparsa di questa pandemia, il Sistema Italia con un moto ondulatorio è ancora in emergenza. Emergenza che per gran parte grava sulle spalle (e non solo) dei pochi infermieri, chiamati ancora una volta a garantire il tracciamento (fronte sempre più critico come dimostrano le code agli hub), la campagna vaccinale e l’assistenza ospedaliera, con continue rimodulazioni di organico e logistica per ciò che attiene le aree covid e le terapie intensive. Perché il virus richiede soprattutto assistenza infermieristica.

Più volte e in più sedi, sopratutto quelle istituzionali, gli Ordini professionali hanno lanciato il grido di allarme, chiedendo che una maggiore attenzione fosse data alla formazione, sia in termini di qualità che in termini di quantità.

Ma a nulla o poco è valso, tanto che ad avere la meglio è stata la logica dei tagli delle risorse al Servizio sanitario nazionale e macroscopici errori nella programmazione formativa.

Chi oggi è in prima linea in questa guerra impari si trova ad affrontare un peso sia fisico che psicologico non indifferente.

Da considerare oltretutto che attualmente la categoria di lavoratori maggiormente colpita dalla pandemia è proprio quella degli infermieri.

Questa è la fotografia di questo momento storico, all’inizio del 2022.

La sfida che ci attende è sicuramente di enorme portata, non solo in termini di salute, ma anche in termini socio economici.

Raffaele secci - infermieri
Raffaele Secci

Viene infatti da chiedersi: come può un Paese pensare di risollevarsi se non dedica le giuste attenzioni a quelle donne e quegli uomini che da due anni lottano (ancora oggi spesso a mani nude) per tutelare e salvaguardare la salute dei cittadini?

Sinora si è assistito a grandi proclami, grandi riconoscimenti (a parole, tanto quelle non costano). Siamo stati chiamati eroi, ci hanno dato la pacca sulle spalle, ci è stato detto e riconosciuto (sempre solo a parole) che gli infermieri sono uno dei pilastri portanti dal Sistema salute del nostro Paese.

Ma quando si è trattato di scrivere e mettere nero su bianco i capisaldi di questi riconoscimenti, tutto si è dissolto come fumo al vento. Nella legge di bilancio come d’incanto sono spariti quegli emendamenti che avrebbero dato il formale e giusto riconoscimento alla professione e gettato le basi perché i cittadini potessero fruire di una assistenza sanitaria quantitativamente e sopratutto di qualità.

Questo anno appena iniziato dovrebbe vedere l’avvio di tanti progetti legati al PNNR, progetti che rischiano di naufragare ancor prima di essere avviati. Quali sono le risorse umane disponibili da destinare all’attività di infermiere di famiglia e comunità (professionista su cui l’Italia ha deciso di investire), se le politiche per la formazione messe in atto non sono rispondenti all’esigenza?

Quali sono le risorse destinate al giusto riconoscimento economico per una professione, che nel panorama europeo è fra le meno remunerate a fronte di un carico di responsabilità penali, civili, etiche e deontologiche di cui deve rispondere?

Gli infermieri già da tempo hanno ampliato il loro bagaglio di competenze, in tutti gli ambiti dell’assistenza e della formazione oltre che delle direzioni strategiche, orientati in questo solo ed esclusivamente dal voler soddisfare la richiesta dei cittadini in termini di qualità di salute, in un tempo in cui queste sono andate sempre più evolvendosi e diversificandosi.

Non è immaginabile né normale pensare un sistema sanitario evoluto come quello italiano che non tenga conto dell’evoluzione e crescita già avvenuta di quelle professioni che lo compongono.

Raffaele Secci
presidente OPI Oristano

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