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I nostri tappeti e arazzi in pericolo: in India e Pakistan copiano e producono

"L'artigianato artistico sta morendo": grido d'allarme da Samugheo e Mogoro

Telaio
Tessitrice al telaio

Oristano

“L’artigianato artistico sta morendo”: grido d’allarme da Samugheo e Mogoro

Disegni e motivi che adornano tappeti o arazzi tipici sardi sono in pericolo: vengono copiati e svenduti come originali. L’allarme è stato lanciato da Samugheo, uno dei centri che in Sardegna assicura le principali produzioni tipiche. A formularlo Mario Garau, artigiano locale, intervenuto all’incontro di presentazione del nuovo distretto rurale “Giudicato d’Arborea”.

“I tappeti con i nostri disegni li fanno produrre in India o Pakistan e li vendono come sardi”, ha lamentato Garau. “Anche semplicemente pesando uno di questi tappeti  si capisce che non può essere originale, perché con il prezzo del prodotto finale da noi non si riesce a comprare nemmeno la materia prima”.

“Il problema riguarda anche i disegni classici”, ha spiegato  Garau, “senza una specifica tutela, non serve a nulla nemmeno registrarli, perché basta che cambino un piccolo particolare e lo possono utilizzare”.

Dai tappeti di Samugheo agli arazzi di Mogoro, il problema è il medesimo ed è reale. Wilda Scanu, una delle più note artigiane sarde  del settore, anima  della cooperativa di tessitrici Su Trobasciu, lo conferma : “Tempo fa avevamo depositato i disegni di cinque arazzi alla Camera di commercio di Oristano, ma un esperto ci aveva avvertito: chi avesse voluto utilizzarli avrebbe potuto semplicemente cambiare due colori e lo avrebbe potuto fare”.

“Stavamo pagando per niente”, prosegue Wilda Scanu. “Dovremmo mettere tante di quelle varianti, che sarebbero impossibili da controllare”.

Per la tessitrice di Mogoro il problema riguarda anche il tipo di tessitura: “Sto notando tipi di tessitura che non possiamo dire che siano solo sardi”, spiega. “Alcune armature come quelle che chiamiamo a betua o a ramu, intrecci conosciuti anche in altre parti del mondo: sono questi quelli più imitati”.

“Su disegni e simboli si può intervenire, sulle armature è più difficile perché non appartengono solo alla nostra tradizione”,  spiega ancora Wilda Scanu. “Questo tipo di tessuti viene commercializzato anche in Sardegna da chi realizza accessori. Si trova per prezzi molto inferiori”.

“Colombe, forme geometriche, cavalli o leocorni che abbiamo a Mogoro, invece sono più identitari e legati alla tradizione sarda e su quelli di dovrebbe intervenire”, prosegue Scanu, lamentando “un vuoto legislativo”.

“Nonostante la nostra regione abbia un patrimonio infinito”, lamenta ancora la responsabile di Su Trobasciu. “La tutela non può passare semplicemente dalla normativa sulla proprietà intellettuale”.

“Tempo fa durante una mostra a Milano un ingegnere indiano mi disse di avere circa 500 telai sardi che riproducevano i nostri arazzi e li commercializzava attraverso certi artigiani”, rivela ancora  la tessitrice di Mogoro, che accusa: “Una legge regionale per tutelare l’artigianato artistico la stiamo chiedendo da 30 anni, ma restiamo inascoltati. Per il nostro paese volevamo tutelare gli arazzi, facendo un censimento che portasse poi a una legge, ma se non ci pensa la politica, come possiamo noi privati da soli?”.

“Con l’Ente Isola si sarebbe potuto fare: era un punto di riferimento, pur con i suoi limiti”, sostiene Wilda Scanu, che conclude con una pesante accuse: “Se gli enti non vanno nella giusta direzione, vanno riformati e non chiusi: l’artigianato artistico sta morendo. Senza supporto siamo disorientati e abbandonati”.

Giovedì, 25 novembre 2021

 

 

 

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