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Cala la produzione dell’olio nell’Oristanese, ma cresce la qualità

Il Montiferru tra i territori più penalizzati, dopo gli incendi. In sofferenza anche il Sinis. L'esperienza di Mogoro e Ardauli

Raccolta olive
Foto archivio

Oristano

Il Montiferru tra i territori più penalizzati, dopo gli incendi. In sofferenza anche il Sinis. L’esperienza di Mogoro e Ardauli

In Sardegna quest’anno si produrrà meno olio rispetto all’anno passato. Tra le cause, in particolare per la provincia di Oristano, anche gli incendi che hanno devastato la scorsa estate il Montiferru, la Planargia e la Marmilla.

“Quest’anno la produzione regionale si attesterà intorno alle 2.800-3.000 tonnellate”, spiega  il tecnologo alimentare ed esperto di analisi sensoriale dell’olio Pier Paolo Arca, “un anno fa invece le tonnellate erano 3.500”.

“Le fiamme”, continua Arca, “hanno risparmiato la zona di Seneghe e Bonarcado, a Cuglieri però gran parte degli oliveti sono andati distrutti. Si registra inoltre l’ennesima stagione di scarsa produzione anche per Oristano, Cabras, Riola, Baratili San Pietro e Donigala. In generale nell’Oristanese attendiamo una una produzione inferiore agli ultimi cinque anni, ma di alta qualità, perché la mosca olearia non ha fatto danni”.

Da Arca anche un invito a investire sul settore olivicolo: “I cambiamenti climatici e la siccità devono farci riflettere”, evidenzia l’esperto, “per poter produrre dobbiamo trattagli gli uliveti come si fa per i frutteti. Penso, per esempio, ai sistemi irrigui, che se utilizzati possono tamponare gli effetti negativi causati dallo Scirocco. È indispensabile ripensare la gestione degli uliveti e investire. Ci possiamo salvare soltanto producendo un olio di altissima qualità, per evitare di essere risucchiati dalla grande concorrenza, che oggi arriva non solo dalla Spagna e dai paesi mediterranei, ma anche da Sudamerica, Sudafrica, Australia e Cina”.

“Nella zona tra Riola, Nurachi, Baratili San Pietro e Cabras“, aggiunte Franco Ledda dell’azienda S’Ard di Oristano, “c’è stato un calo della produzione del 30-40% rispetto all’anno scorso. La qualità delle olive è però ottima, perché il grande caldo estivo ha bloccato il ciclo riproduttivo della mosca olearia”.

Ledda si focalizza poi sull’olio prodotto dalla sua S’Ard. “Nel nostro caso specifico”, spiega, “abbiamo registrato una buona produzione. Siamo partiti con la frangitura già a ottobre, ma nei giorni scorsi siamo stati costretti a fermarci per via del maltempo. Non sarà una grandissima annata dal punto di vista quantitativo, ma sarà comunque buona da quello qualitativo. In Sardegna, anno dopo anno, la qualità dell’olio è sempre più alta”.

Cuglieri è uno dei centri che ha pagato il prezzo più alto a causa degli incendi estivi. “Il nostro territorio ha subito perdite consistenti”, dice Giovanni Cocco dell’Azienda Olearia Peddio, “la produzione di olio sarà fortemente condizionata. A Cuglieri registriamo un calo produttivo del 70-75%. C’è inoltre da considerare che questa per gli oliveti di Cuglieri era l’annata di carica”.

Un discorso a parte va fatto però per l’olio Peddio. “La nostra azienda”, evidenzia Cocco, “non ha subito gravi danni, perché i nostri uliveti si trovano verso la marina, dove il fuoco non è arrivato. Tra gli aspetti da segnalare c’è anche la grande qualità dell’olio, superiore a quella dell’anno scorso”.

Più a Sud della provincia, a Mogoro, da oltre vent’anni la Cantina di Mogoro ha un frantoio, che da due anni è gestito dalla Cooperativa Olearia Montargia. “Quest’anno ci sono poche olive”, dichiara il presidente della Cantina di Mogoro Mauro Orrù, “purtroppo la gelata arrivata alla fine della scorsa primavera ha colpito in modo particolare gli oliveti del nostro territorio. La scorsa, che era un’annata di carica, è stata molto più positiva, quest’anno credo che ci fermeremo a un terzo rispetto a quanto prodotto l’anno passato. La resa è però più alta: per le prime moliture siamo arrivati anche a produrre 24 litri al quintale, in questa fase siamo invece intorno ai 20 litri”.

Il frantoio di Mogoro ha un grande bacino d’utenza. “Serviamo il Parte Montis, la Marmilla, l’Alto Campidano e una parte del Terralbese”, dice ancora Orrù, “il nostro è nato come un servizio rivolto ai soli soci, adesso però è aperto a tutti”.

C’è un frantoio anche ad Ardauli, nel Barigadu. A gestirlo è la New Coop di Cabras. “Abbiamo riaperto il frantoio il 28 ottobre”, sottolinea il vicepresidente Giovanni Mascia, “qui la stagione è tardiva rispetto al Campidano. Infatti finiamo a metà gennaio”.

Il frantoio serve non solo il Barigadu, ma anche una fetta del Mandrolisai e parte della Barbagia. “Finora”, conclude Mascia, “sono stati moliti 500 quintali di olive, con una resa media di 18 litri al quintale. La produzione sembra più o meno come quella dell’anno scorso. Non è un’annata di carica, ma è comunque una buona stagione, caratterizzata dall’ottima qualità”.

Venerdì, 19 novembre 2021

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