Alla ricerca di idee per far vivere i piccoli centri, Baradili diventa "scuola di comunità" - LinkOristano
Formazione

Alla ricerca di idee per far vivere i piccoli centri, Baradili diventa “scuola di comunità”

"La speranza dei paesi", un progetto di formazione per i futuri assistenti sociali, in collaborazione con l'Università di Sassari

La speranza dei paesi - progetto Baradili e Università di Sassari
Uno dei momenti del progetto "La speranza dei paesi"

Baradili

“La speranza dei paesi”, un progetto di formazione per i futuri assistenti sociali, in collaborazione con l’Università di Sassari

Baradili ha ospitato un progetto-ricerca con proposte per il territorio, “La speranza dei paesi”. Un’iniziativa seguita dall’Università di Sassari, volta allo sviluppo con proposte concrete a questa zona interna dell’isola e che ha messo a confronto futuri assistenti sociali e i loro docenti con gli amministratori locali e i cittadini.

Baradili, con i suoi 75 abitanti, è passato così da comune più piccolo in Sardegna a “scuola di comunità”, dove chi lavora in ambito sociale si potrà formare e anche costruire ambiziosi progetti di sviluppo sociale per tutte le zone interne dell’Isola.

“La speranza dei paesi” è insomma un progetto di ricerca-azione, finanziato dalla Fondazione di Sardegna grazie a un partenariato fra amministrazione comunale, Università di Sassari, associazione culturale “Nino Carrus” e Ordine regionale degli assistenti sociali.

“Piccoli ma ricchi di tesori e potenzialità, con i nostri cittadini protagonisti nel rilancio del nostro piccolo centro”, ha esordito il sindaco di Baradili, Lino Zedda. “Un progetto che vuole avere un seguito con la nascita nel nostro comune e nel territorio di una scuola di comunità, momento di confronto e formazione per studiosi nel campo dell’organizzazione sociale di comunità e dello sviluppo locale. Perché anche queste iniziative rappresentano reali speranze per i nostri paesi”.

Il lavoro. Per alcune settimane nel cuore della Marmilla sono arrivati gli studenti del corso di laurea in servizio sociale dell’Università di Sassari, che hanno partecipato a laboratori assieme agli amministratori comunali, ai dipendenti del municipio e soprattutto agli abitanti. “La popolazione di Baradili ha dimostrato che, pur vivendo e convivendo con i margini, è capace di offrire lidi sicuri di accoglienza”, hanno commentato i coordinatori del progetto.

Grazie poi all’interazione tra gli amministratori del piccolo comune, in primis il sindaco Lino Zedda, il parroco padre Jerome, gli imprenditori e i rappresentanti delle associazioni locali, si è dato spazio alla voce dei territori attraverso momenti strutturati di confronto e discussione, sia sui problemi, sia sulle visioni del “paese che vorrei”.

Tre i gruppi di lavoro che hanno messo in luce le carenze del territorio: dai pochi servizi esistenti ad altri che continuano a scomparire. Ma sono state messe in risalto anche le sue potenzialità e quindi, il senso di attaccamento alla propria comunità, una rete di rapporti che resiste anche nei piccoli centri, la qualità della vita, l’ambiente.

La speranza dei paesi - progetto Baradili e Università di Sassari
Uno dei momenti del progetto

Un impegno di tipo sperimentale-formativo per gli studenti di servizio sociale dell’Ateneo sassarese che – sotto la guida delle docenti Daniela Pisu, Luisa Angela Pittau e Maria Lucia Piga – hanno svolto parte del loro tirocinio proprio a Baradili. Entusiasti i commenti degli universitari nel report di fine progetto elaborato dal team dell’Università di Sassari.

Dalla formazione e dal confronto alle proposte per dare un futuro a Baradili e al territorio della Marmilla. I tre gruppi di lavoro hanno pensato a diversi progetti perché queste piccole comunità non scompaiano, o meglio, per invertire la rotta e parlare di “popolamento” e non di spopolamento. Uno fra tutti la nascita di un centro di mobilità, gestito dagli stessi cittadini, che potrebbe disporre di una serie di mezzi elettrici per favorire la mobilità e gli spostamenti in un territorio, dove i trasporti rappresentano uno degli handicap maggiori.

Con il contributo dell’associazione “Nino Carrus”, è stato indetto il primo concorso di idee “Costruire speranze a Scuola di Comunità”, vinto dalla studentessa Giulia Falchi con l’elaborato dal titolo “Ospiti digitali: dare per avere”, per la sua capacità di tenere insieme la pratica di servizio sociale e il problema dello spopolamento delle aree interne dell’isola.

La scuola di comunità. Il gruppo dell’Università di Sassari ha proposto l’istituzione in questo territorio di “scuole di comunità” stabili. La formatrice dell’università sassarese che ha coordinato il progetto a Baradili, Maria Lucia Piga, ha spiegato: “Le scuole si propongono come officine di opportunità, campus estivi destinati a studiosi nel campo dell’organizzazione sociale di comunità e nell’ambito dello sviluppo locale. Un intervento con il quale promuovere lo sviluppo di partnership locali guidate dalle amministrazioni, capaci di sviluppare energie e contaminazioni con associazioni culturali, ordini professionali e terzo settore”. Scuole di comunità la cui gestione logistica potrebbe essere affidata ai residenti, con la nascita, dunque, di nuove opportunità lavorative.

Tanti i momenti significativi delle settimane di progettazione e confronto a Baradili, come ad esempio la messa a dimora di un albero di ulivo come auspicio di rinnovata prosperità.

Soddisfatto il sindaco Lino Zedda, che ha partecipato attivamente ai laboratori. “Il ritorno al vicinato rurale, le emozioni di stupore e riflessività sperimentate dagli abitanti e racchiuse nei loro diari di bordo, in un luogo dell’anima, Baradili, dove si respira profumo di casa”, ha commentato Zedda. “Ecco l’unicità dei territori, il valore sociale delle aree interne da rivitalizzare e custodire gelosamente. Ci sono davvero speranze per i nostri paesi”.

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Il sindaco Lino Zedda

Mercoledì, 6 ottobre 2021

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