Medici dell'ospedale in pronto soccorso: "Un pericolo". Proteste e minacce di denunce - LinkOristano
Sanità

Medici dell’ospedale in pronto soccorso: “Un pericolo”. Proteste e minacce di denunce

A Oristano e Bosa quasi una sollevazione

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Quasi una sollevazione. Protestano i sindacati

All’indomani dell’ordine di servizio con cui il direttore sanitario del San Martino Sergio Pili dispone, a partire dalla prossima settimana, l’impegno di professionisti dei diversi reparti del San Martino nel Pronto Soccorso, per scongiurarne la chiusura, arrivano le dichiarazioni e i documenti  di protesta dei sindacati e degli operatori interessati dal provvedimento.

Per  Giampiero Sulis, segretario provinciale del sindacato Cimo l’ordine di servizio del direttore sanitario Sergio Pili è “l’ennesimo atto illegittimo adottato in maniera unilaterale dalla direzione sanitaria, in nome di un’emergenza che nel Pronto Soccorso del San Martino si trascina da mesi. Una decisione che non ha visto il coinvolgimento nè della maggior parte dei dirigenti nè delle Organizzazioni sindacali.”

“Forse si dimentica che le specializzazioni in medicina esistono, e non a caso, da almeno cent’anni – dichiara ancora  Sulis – quando si decide di impegnare ginecologi, oncologi, nefrologi, urologi o ortopedici, in un servizio che richiede invece una specializzazione in medicina d’urgenza, e che espone così sia i pazienti che i colleghi a seri rischi”.

“Da aggiungere che in questo modo si sta anche sottraendo personale a reparti già in grave sofferenza .- ricorda Sulis – E’ il caso per esempio degli oncologi, in numero già insufficiente a far fronte ai sempre più numerosi pazienti, o degli ematologi, che solo di recente hanno potuto riaprire ai pazienti con malattia di nuova insorgenza . E anche dei nefrologi, già chiamati a prestazioni aggiuntive per coprire i turni al servizio dialisi di Ghilarza.

Da qui la richiesta della “immediata revoca del provvedimento” e , insieme all’Anaao, “di un incontro urgente al Commissario Giorgio Steri a cui proporremo di valutare una diversa soluzione alla grave situazione di emergenza del Pronto Soccorso di Oristano”.

Una diffida dal porre in essere disposizioni “che possano in alcun modo determinare la interruzione del servizio del Pronto Soccorso di Bosa ”  è stata rivolta ai vertici della sanità oristanese dal delegato del Cimo del Mastino di Bosa Silvio Tanda, che si riserva anche “di informarne a titolo cautelativo la Procura e la Prefettura di Oristano”. Secondo Tanda, chirurgo impegnato, come i suoi colleghi, nel Pronto Soccorso di Bosa, la disposizione del direttore Sergio Pili, che prevede appunto anche l’impiego dei chirurghi di Bosa nel Pronto Soccorso di Oristano, comporterebbe “la sospensione del servizio di Pronto Soccorso di Bosa, e si configurerebbe così il reato di interruzione di pubblico servizio”.  Da qui la richiesta di revoca di immediata del provvedimento in questione.

Questo invece il  documento diffuso dai  sindacati Anaao Assomed e Cosmed.

“E’ del 17 settembre la disposizione del Direttore Sanitario del POU di Oristano Dr. Sergio Pili che richiede ai Direttori delle varie strutture, con “valenza di ordine di servizio” di individuare dei dirigenti che vadano a coprire i turni in PS. Vengono coinvolti Dirigenti medici di specializzazioni non equipollenti né affini, quali Ortopedici, Nefrologi, Ginecologi, Ematologi, Oncologi, Urologi. Con la giustificazione del momento di particolare crisi si vogliono mandare allo sbaraglio figure professionali che non sono assolutamente preparate a fronteggiare le problematiche della Medicina d’Urgenza, sottraendole ai loro Reparti già in situazione di grave sofferenza nel più totale dispregio delle più elementari norme sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori e degli ignari pazienti. In realtà la crisi dura da tempo e non si sono trovate soluzioni adatte a risolverla. Le graduatorie di concorso continuano, infatti, a portare risorse umane ad altre realtà meno carenti mentre Oristano e altre zone periferiche rimangono al palo. L’Ospedale San Martino rimane tuttora sguarnito di figure professionali in tutti i settori mentre si continuano a privilegiare le preferenze di chi deve essere assunto rispetto alle reali necessità delle varie aree della Regione. La vera emergenza in realtà è l’assoluta incapacità a governare la sanità su concrete basi epidemiologiche, carichi di lavoro ed esigenze dei vari ambiti territoriali. Ci si accontenta invece di stilare graduatorie a tempo determinato/indeterminato che non servono a niente se non a implementare le risorse in aree che ne hanno poco o punto bisogno per ragioni che sono purtroppo estranee al bene salute. Non siamo grandi fautori dei dietrologismi, per cui non siamo certi che dietro questa apparente piatta insussistenza vi siano manovre occulte per portare alla chiusura della sanità oristanese; in realtà questa ipotesi sarebbe anche benevola verso chi governa attualmente la nostra sanità, poiché l’altra ipotesi dovrebbe essere che lo sfascio attuale sia dovuto alla più profonda incapacità di concepire e mettere in atto qualcosa di utile a tutela del diritto alla salute delle nostre comunità. Quale che ne sia la causa continuano a svanire opportunità di cura per i nostri cittadini, con la indulgenza della politica locale, fin troppo assonnata e inattiva. Abbiamo capito che quella Oristanese è uno degli anelli deboli della Sanità Regionale. Non lo è per demerito di chi ci lavora, ma semplicemente per scelte fatte o “non” fatte altrove. E’ sotto gli occhi di tutti il fatto che figure professionali che dovrebbero essere equamente distribuite in base al fabbisogno nelle diverse realtà lavorative, vengono invece concentrate in modo polarizzato a Cagliari, Sassari e, in minor misura, Nuoro. Questo vale anche per le risorse economiche. I pochi professionisti rimasti vengono coinvolti di solito in attività ad alto rischio per sovraccarico di lavoro, anche in ambiti molto delicati, quale la Medicina d’Urgenza. Ciò accade in violazione delle più elementari norme contrattuali e in violazione di tutti i criteri volti a garantire cure adeguate al cittadino. Il Pronto Soccorso è una realtà a se stante in cui le problematiche correlate alla sicurezza COVID 19, si intrecciano con situazioni di particolare criticità che richiedono conoscenze appropriate al fine di garantire diagnosi e interventi terapeutici tempestivi”.

Anche Bruno Palmas, presidente regionale del TDMe (il Tribunale dei Diritti e Doveri del Medico) interviene sulla nuova disposizione  della direzione sanitaria dell’Ospedale di Oristano .

“I medici merce di scambio, prima in affitto e ora in prestito: ancora vergogna. Con la beffa in attesa del danno, – dichiara Palmas – dato che i medici assunti per fare i ginecologi o i cardiologi o gli ortopedici o gli psichiatri dovrebbero occuparsi delle patologie più varie e risolvere i problemi urgenti dei cittadini o le loro emergenze. La beffa, perchè la specializzazione non serve più a nulla; il danno potenziale, perchè è inevitabile che ai cittadini non sarebbero garantite le condizioni professionali minime di lavoro da parte di medici non formati adeguatamente per le attività richieste”.

Secondo il Presidente del TDMe, ci sarebbe, nel caso, materia di inchiesta per diverse violazioni normative. Infatti “per lo svolgimento delle attività mediche è necessaria la specializzazione adeguata, ed i concorsi di assunzione avvengono in questo modo. Inoltre, il Decreto 81 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro dispone che il personale dipendente sia sottoposto ad adeguata formazione specifica per lo svolgimento delle proprie attività. Infine – sottolinea ancora Palmas – ci sarà un problema di responsabilità civile su eventuali danni ai cittadini”.

Palmas non esclude, in caso di conferma della iniziativa della Direzione Sanitaria Ospedaliera, il ricorso alla magistratura per i chiarimenti e l’accertamento di eventuali responsabilità. “Non si comprende come sia possibile tenere in piedi 3 presidi di Pronto Soccorso nella provincia di Oristano (Bosa, Ghilarza, Oristano) tutti in grave difficoltà di personale, quando sarebbe logico accorpare temporaneamente le funzioni di Emergenza e Urgenza in un unico presidio ben funzionante. I medici non ce la fanno più, stanno morendo di lavoro perché la politica non sa decidere nel modo giusto e qualche Direttore Sanitario percorre, nei confronti dei problemi del sistema sanitario, scorciatoie inopportune. Come questa. Ora basta. Fate lavorare i medici in santa pace e con la serenità che ci serve”.

La revoca dell’ordine di servizio del direttore sanitario Sergio Pili è stata richiesta anche dai medici del reparto di Ortopedia  del San Martino che, in una lettera rivolta al primario Andrea Ruiu, comunicano la loro indisponibilità a ricoprire turni nel pronto soccorso. Una decisione motivata con “la non appartenenza dell’ortopedia a discipline affini o equipollenti a quella dell’Emergenza”,  ” la non straordinarietà della situazione del Pronto Soccorso di Oristano”, e la “illegittimità della disposizione” come sancito da una recente sentenza. Una comunicazione dello stesso tenore è stata inviata anche dai ginecologi al primario del reparto di Ginecologia e Ostetricia Giovanni Maricosu.

Sabato 18 settembre 2021

 

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