Dializzati: lettera di protesta sul funzionamento dei servizi - LinkOristano

Lettera al direttore

Sanità

Dializzati: lettera di protesta sul funzionamento dei servizi

L'appello del delegato provinciale dell'Asnet Paolo Frau

Oristano

Riceviamo e pubblichiamo

Dopo tanti anni di sollecitazioni da parte dei pazienti emodializzati e l’intervento della Associazione Asnet (Associazione Sarda emodializzati e trapiantati), come pazienti ci ritroviamo a dover agire con l’aiuto della stampa visto e considerato che non veniamo ascoltati e tutelati da chi di dovere nel seguente centro.

Dopo aver avuto degli incontri con il titolare della casa di cura Dottor Alberto Mario Floris e con il direttore sanitario Dottor Trincas ci ritroviamo tuttora a non essere riusciti a migliorare i vari e seri problemi. Ancora oggi ci ritroviamo con un impianto di condizionamento non adeguato alla grandezza della sala dialisi, e questo di conseguenza ci porta a dover eseguire le sedute dialitiche con grossi rischi per la nostra salute. La sala d’attesa per pazienti e emodializzati è spesso priva di aria condizionata pur vedendo le alte temperature meteorologiche, inoltre la sala d’attesa è stata ridotta come capienza pazienti e a sua volta ad alta rischiosità per quanto riguarda la situazione covid, siamo costretti a dover stare divisi una parte negli spogliatoi e una parte dei pazienti in sala d’attesa e gli accompagnatori nelle scale e nei vari corridoi.

Inoltre da circa due mesi sono iniziati i lavori di ristrutturazione sempre nel piano dove i pazienti sostano per poi accedere in sala dialisi. Nel frangente in cui aspettiamo per essere chiamati dal personale infermieristico siamo in mezzo alla polvere a Operai che trafficano con materiali e attrezzi alquanto pericolosi per noi, oltre al grande rischio sempre per il contagio covid visto il via vai di persone esterne che circolano all’interno del piano per gli emodializzati. Un altro grave problema è che l’Amministrazione della Casa di cura dopo le ennesime lamentele sia scritte sia verbali, non è riuscita ad avere un catering come hanno tutti i pazienti negli agli centri, premettendo che tutto ciò viene dato in convenzione dalla asl di appartenenza. 

Tuttoggi non riusciamo a trovare una soluzione a tutto ciò visto e considerato che sia i Titolari della Casa di cura sia la direzione sanitaria ci promettono ogni volta che ci sarà un cambiamento ma ormai da anni non avviene. Oltre a tutte queste problematiche ci sono anche problemi molto seri e gravi riguardanti i medicinali.

Con la determinazione n°195 del 24.03.2020 la regione Sardegna ha concesso alle strutture private di poter prescrivere attraverso stesura di Piano terapeutico varie specialità farmaceutiche utilizzabili durante la terapia dialitica (PARACALCITOLO, PARSABIV, SEVELAMER, CINACALCET etc.). 

Le strutture private operanti nel Sud-Sardegna hanno rapidamente raggiunto un accordo con la farmacia territoriale del distretto di competenza ed i pazienti hanno potuto utilizzare i farmaci previsti. Il distretto diOristano ha iniziato ad erogare i farmaci solo a fine Luglio 2021, quindi circa 1 anno e 1/2 dopo la pubblicazione della determinazione regionale. Questo problema deriva dalla decisione ormai datata di includere i farmaci ad uso cosiddetto dialitico nella retribuzione della tariffa dialitica. I farmaci in oggetto sono utilizzati dai pazienti dializzati, ma non sono strettamente correlati al trattamento stesso, tanto è vero che la formulazione orale degli stessi viene utilizzata a domicilio e non è compresa nella tariffa dialitica. È difficile capire perché una stessa terapia per os (spesso più costosa di quella e.v) sia passata dal SSN e quella e.v. no. La terapia e.v. è sempre stata preferita perché dà garanzie del rispetto della prescrizione e garantisce spesso costi diretti e sicuramente indiretti (ospedalizzazioni da patologie correlate al mancato rispetto terapeutico) inferiori. 

Nelle strutture pubbliche la comprensione del farmaco nella tariffa dialitica non cambia il fatto che il farmaco sia a carico del SSN. 

Altro problema è che la prescrizione prevede che il PT abbia validità mensile, per cui il paziente ogni mese dovrà recarsi alla farmacia del servizio territoriale per ritirare le fiale da utilizzare per la terapia, con ulteriore tempo da spendere per la gestione della propria malattia; sarebbe auspicabile che la durata della prescrizione fosse superiore, ovviamente con l’impegno della struttura a conservare adeguatamente ed a restituire le fiale non utilizzate, sgravando il paziente da un ulteriore onere.

Paolo Frau

Delegato provinciale Asnet

Mercoledì, 4 agosto 2021

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