Gli edifici storici di Arborea, passato e futuro di un'isola nell'isola - LinkOristano
La bonifica

Gli edifici storici di Arborea, passato e futuro di un’isola nell’isola

Tante testimonianze di archeologia industriale, legate allo sviluppo agroalimentare

Gli edifici storici di Arborea, passato e futuro di un’isola nell’isola
Tante testimonianze di archeologia industriale, legate allo sviluppo agroalimentare

Il municipio di Arborea

La cittadina di Arborea porta ancora oggi le tracce evidenti di quelle che sono state le varie fasi dei lavori di bonifica che hanno trasformato questa terra paludosa in  una delle zone più fertili e produttive della Sardegna. Una significativa testimonianza di archeologia industriale, oggetto di studi e ricerche e visibile tuttora nei tanti edifici che conservano ancora oggi stili architettonici diversi. I grandi interventi di bonifica, specie durante gli anni d’epoca fascista, hanno interessato non solo il territorio, rendendolo estremamente fruttuoso, ma hanno portato con sé la realizzazione di impianti tecnologici all’avanguardia che ancora oggi sono tra i simboli chiave della storia e dello sviluppo dell’industria verde di Arborea: le idrovore di Luri e SassuRealizzate per prosciugare le paludi e trasformare i terreni in aree edificabili o da coltivare, venendo incontro così ai bisogni dei cittadini, le due idrovore rappresentano allo stesso tempo delle opere architettoniche di grande interesse.

Idrovora di Luri – Foto Sardegna Digital Library

L’idrovora di Luri si trova nelle adiacenze dello stagno di San Giovanni e fu realizzata nel 1934 per prosciugare le paludi malariche di Estius, Arba e Luri. Presenta una struttura rettangolare, il suo ingresso principale si trova su uno dei lati brevi dell’edificio, con piedritti smussati e leggere scanalature che reggono un architrave sul quale è inciso il nome della Società Bonifiche Sarde. Nonostante la natura strettamente funzionale e industriale, l’idrovora di Luri, ancora oggi attiva, presenta vari elementi decorativi con richiami stilistici antichi e moderni.

Idrovora di Sassu (nel passato) – Foto Sardegna Cultura

Di aspetto più futurista, invece, l’idrovora di Sassu dalle forme decisamente più moderne e all’avanguardia, che si può raggiungere dalla strada provinciale Oristano-Arborea. Realizzata anch’essa nel 1934 e inaugurata il 4 novembre davanti alle autorità fasciste isolane, è considerata l’emblema della seconda fase della bonifica integrale nella piana di Terralba. Il prosciugamento dello stagno di Sassu, uno specchio d’acqua di circa duemila ettari, aveva portato alla luce un terreno estremamente paludoso e sabbioso, dal quale era necessario drenare e raccogliere acque stagnanti e anch’esse malariche. Per questo motivo venne utilizzato il cemento armato nelle strutture dell’idrovora. L’edificio, ideato all’ingegnere Flavio Scano, presenta soluzioni strutturali  innovative, tipiche del Futurismo ma anche del Razionalismo e con riferimenti di matrice fascista.

In passato una vasta e grande palude. La storia della cittadina di Arborea è strettamente legata alla grandiosa opera di bonifica delle paludi oristanesi: il paese in passato altro non era che una grande e vasta palude destinata, all’apparenza, a non avere un futuro. Giulio Dolcetta (1880-1943), ingegnere e ideatore della bonifica di Arborea, che ne sancì il suo sviluppo industriale, la descriveva così: “Un’estensione di ben diciottomila ettari assolutamente deserta, priva di ogni forma di coltura, con rivi scorrenti in pieno regime anarchico, con oltre cinquanta, tra stagni e paludi adempienti da secoli alla triste funzione di fare di quella zona il regno della malaria”.

Arborea e la sua palude rientravano in uno dei progetti predisposti prima ancora della grande guerra, e concepiti almeno dal 1911 nelle aspirazioni e nei propositi di Felice Porcella, un deputato di Terralba. Fu poi la Società Bonifiche Sarde, con l’ingegnere Giulio Dolcetta e con l’iniziativa finanziaria della Banca Commerciale del gruppo Bastogi, a realizzare quella che è stata definita un’impresa rivoluzionaria: trasformare radicalmente e rendere fruttuosa un’area paludosa di quasi ventimila ettari, impiegando centinaia di persone, provenienti da tutta Italia, e tanti mezzi.

Un intervento ampio e complesso finalizzato a razionalizzare il territorio, soprattutto per la sua vasta campagna e quelle che erano le sue potenzialità produttive. Non solo bonifica; oltre a predisporre le due idrovore di Sassu e Luri,  per la cosiddetta “redenzione” delle terre, fu realizzata anche una serie di villaggi rurali che ebbero poi nella località Alabirdis il centro di servizio, battezzato poi “Villaggio Mussolini” il 29 ottobre del 1928. Si trattava di un’aggregazione di edifici privi di un vero disegno urbanistico e ruotanti intorno alla chiesa dominata da un campanile dalla significativa scritta “Resurgo”, la chiesa dedicata al Redentore.

Due anni dopo il Villaggio Mussolini, diventa comune autonomo, Mussolinia di Sardegna,  prima città di fondazione creata dal fascismo, dotata di tutte le principali strutture amministrative e politiche ed abitata da un numero crescente di residenti: oltre tremila, ad appena sei anni dalla fondazione. Il nome della città muterà poi per decreto il 17 febbraio 1944: nasce così Arborea.

Dalla bonifica all’architettura degli edifici. Sorta nel 1928 al centro dello stagno di Sassu, all’epoca appena bonificato, Arborea è nota per i suoi ampi spazi verdi ma anche per gli ordinati viali rettilinei e paralleli alberati, per le sue case a due piani in pieno stile liberty e neogotico ma, sopratutto, per i tanti edifici che conservano ancora oggi stili architettonici diversi tra loro e importanti tracce dell’archeologia industriale.

La  caratteristica dei suoi edifici, innanzitutto, è quella di avere un’architettura  inusuale nel contesto sardo e che richiama tradizioni e usi di regioni quali il Veneto da dove arrivarono una buona parte dei  primi coloni.

L’ex casa del fascio di Arborea

C’è poi l’impronta razionalista nella serie di opere progettate dall’ingegnere Giovanni Battista la casa del balilla, poi casa della G.I.L., complesso, appunto, in pieno stile razionalista e che ospitava nei due piani palestra, spogliatoi ed uffici, e si collega a due ali in cemento armato che nel retro inquadrano una vasta piscina all’aperto.

In pieno stile razionalista anche la casa del fascio, disposta su due piani e completata nel fianco sinistro dalla alta torre littoria di pianta quadrata, ad arco a tutto sesto. Di meno interesse architettonico, c’è poi la caserma della Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale i cui locali locali oggi ospitano la biblioteca comunale, con i suoi dodicimila volumi a catalogo. Rispetto alle altre opere di Ceas, la caserma non presenta soluzioni particolarmente originali.

Interessante da vedere  la Casa del cooperatore, inaugurata nel 1960, opera di un quarto progettista, l’ingegnere di origine dalmata Nino Cerlienco, che presenta invece un linguaggio basato sull’uso della trachite locale e sulla dispersione di frammenti di basalto scuro nel corpo di una muratura pesante.

Le tracce di questa archeologia industriale e dei diversi stili, dunque, sono evidenti in differenti edifici presenti nel comune di Arborea (oltre che esser rintracciabili nella mappa del centro abitato e in quella della periferia): dalle scuole elementari che si affacciano sulla piazza Maria Ausiliatrice, edificio risalente al 1928 del progetto di Carlo Avanzini; o ancora al Dopolavoro (1928) oggi Teatro Salesiano che viene utilizzato per convegni e spettacoli; la Casa degli impiegati (1929); il Palazzo dell’Albergo e dei Negozi (1929); o ancora l’Ex Silos, (1929-1931) un progetto della Società sarda di costruzione, posto tra la Via Baranì e la Via Marconi, e dove a breve nascerà “Il centro del Libro”, uno spazio interamente dedicato alla lettura, allo studio e alla ricerca; e tanti altri edifici di carattere monumentale o comunque di rilevanza storico-artistica.

Fa invece eccezione la chiesa parrocchiale del Cristo Redentore, progettata dall’architetto milanese G. Bianchi realizzata nel 1927 e terminata nel 1928, in stile neo Romanico con elementi dell’architettura padana e delle valli dell’Adige. Situata nella piazza principale di fronte al Municipio, la chiesa occupa il lato breve della piazza mentre tutte le altre costruzioni si collocano perpendicolarmente: da un lato ci sono infatti le scuole elementari e una casa bifamiliare per gli impiegati, sull’altro la locanda del Gallo Bianco e il palazzo dei negozi.

Il MUBA. L’archeologia industriale della città di Arborea, la sua storia e il conseguente sviluppo tecnologico, iniziato a partire dagli ’30 del Novecento testimoniano, inoltre, come la modernizzazione tecnologica ha avuto luogo in un’era di transizione dalle tecnologie tradizionali a quelle moderne, per lo più rappresentate dall’introduzione del cemento armato. Non a caso, l’architettura  di Arborea è ancora oggi oggetto di studi, convegni e dottorati.

Ed è proprio per la valorizzazione, promozione e diffusione della storia del territorio di Arborea che nell’aprile del 2014 nasce il Museo della Bonifica di Arborea – MUBA . 

Il Muba

Allestito nei locali dell’ex Mulino al suo interno raccoglie, espone e valorizza, materiali e documenti riguardanti la storia della bonifica. L’edificio del mulino, simbolo del processo di industrializzazione avviato negli anni ’20 in parallelo allo sviluppo delle attività agricole, costituiva insieme al silo, all’enopolio e al caseificio, il cuore dell’area industriale del comprensorio soggetto, in origine, al controllo della Società bonifiche sarde. Il mulino conserva tutt’oggi alcune delle vecchie attrezzature per la macinazione del grano che hanno consentito di studiare e ricostruire la sua storia ancora impressa nella struttura architettonica.

Il MUBA, un’istituzione culturale polivalente voluta dall’Assessorato alla pubblica istruzione e cultura del comune di Arborea, nasce dunque con l’obiettivo di diffondere la conoscenza e lo studio della storia di questo territorio.

Al suo interno  si divide principalmente in due sezioni: una storica e una archeologica.

La sezione storica del Muba. Situata al piano terra e composta da due sale racconta la realizzazione della Bonifica e della città di Arborea, dei suoi artefici e delle sue architetture, con grandi pannelli esplicativi e supporti multimediali. La prima sala è dedicata alle architetture della città e agli architetti che le hanno realizzate e ripercorre gli anni della fondazione e dello sviluppo urbano di Arborea (la visita alle architetture si può effettuare con l’ausilio delle audio guide, disponibili in quattro lingue). La seconda sala, dedicata al territorio, illustra le fasi di realizzazione della Bonifica, con le biografie dei suoi artefici e l’ausilio di un plastico multimediale. Un tavolo touch screen consente la consultazione di circa 800 immagini storiche dell’archivio della Società Bonifiche Sarde ed una selezione di foto aeree realizzate nel 2011. Al primo piano, invece, la sala proiezioni mostra i filmati di propaganda d’epoca e le riprese video aeree realizzate nel 2011.

La sezione archeologica del Muba. All’ultimo piano del museo, la sezione espone una collezione di reperti ritrovati nel territorio di Arborea durante le opere di bonifica ed altri inediti risultato di scavi recenti. I corredi funerari della necropoli di S’Ungroni, inizialmente esposti nei locali del comune e in seguito trasferiti al MUBA, sono stati oggetto di una rilettura nel nuovo percorso espositivo realizzato. Il sito archeologico è stato scoperto casualmente nel 1868 da pastori della Barbagia, probabilmente di Tonara, che notando dei ruderi sopra terra, iniziarono a praticare scavi illeciti con la speranza di trovare beni preziosi. Da qui, emersero invece alcuni sotterranei che si scoprirono appartenere a sepolture di due nobili famiglie, quella dei Gordiani e dei Filippi e che custodivano monete e stoviglie di vario formato. Sessantaquattro anni dopo la necropoli di S’Ungroni fu poi interessata da ulteriori scoperte archeologiche.

Alla collezione di S’ungroni si sono poi aggiunti i reperti provenienti dal pozzo sacro di Orri, santuario costiero scoperto in epoca recente, vicino alla salina di Pauli Pirastu, all’estremità sud-occidentale del territorio comunale di Arborea. Dallo scavo sono emersi sporadici materiali di epoca nuragica ed una straordinaria varietà di tipologie di votivi propri della fase santuariale punica e romana che vanno ad ampliare la precedente collezione. L’esposizione è corredata da un apparato esplicativo dedicato, cui si aggiungono alcuni rifacimenti in copia per l’esperienza tattile.

Arborea oggi. Immersa nel verde dei campi a soli 17 chilometri da Oristano e popolata da quattromila abitanti, in parte discendenti di coloni provenienti per lo più dal Veneto, il comune di Arborea, oggi è uno tra i centri agro-pastorali sardi più produttivi. Dotata di un moderno sistema di aziende agro-zootecniche, di industrie e di una diversificata gamma di attività, la cittadina di Arborea è attualmente una delle aree più progredite dell’Isola.

Il suo territorio è di notevole interesse anche da un punto di vista naturalistico con il suo stagno di s’Ena Arrubia, vicino alla costa, frequentato da un gran numero di uccelli palustri; ma non solo. Da visitare anche l’ampia distesa sabbiosa della Marina d’Arborea circondata da un’estesa pineta, luogo ideale per lunghe passeggiate a contatto con la natura.O ancora, a soli nove chilometri sui bordi dello stagno, si può vedere il borgo di pescatori di Marceddì, dominato dalla cinquecentesca Torrevecchia. Tra gli appuntamenti da non perdere, legati invece al settore enograstronomico, imperdibili la sagra della polenta e quella dedicata alle fragole, solitamente la prima domenica di maggio.

Dove dormire e mangiare

Sabato, 5 dicembre 2020

(Questa pagina è realizzata in collaborazione con l’Assessorato al turismo della Regione Sardegna)

 

 

 

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