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Nuovi ricoveri di pazienti Covid: pronto soccorso a rischio di chiusura

Negli ospedali dell'Oristanese è operativo solo un terzo dei posti letto previsti dal piano regionale per l'emergenza

Nuovi ricoveri di pazienti Covid: pronto soccorso a rischio chiusura
Negli ospedali dell’Oristanese è operativo solo un terzo dei posti letto previsti dal piano regionale per l’emergenza

Sono 82 i posti letto di degenza ordinaria previsti nei tre ospedali della provincia di Oristano dal piano per le emergenza Covid, oltre ad altri 9 di terapia intensiva, da attivare. Ma al momento sono sono appena 34 quelli disponibili, senza contare le sistemazioni provvisorie dei dieci pazienti indebitamente ricoverati al pronto soccorso del “San Martino”, dove la situazione è sempre più incerta.

A pochi giorni dalla riapertura del servizio di emergenza ai pazienti con patologie diverse dal Covid, il pronto soccorso non è tornato completamente operativo. Anzi, per i continui ricoveri di pazienti Covid, rischia nuovamente di dover essere chiuso. Non solo infatti sono sempre tutti occupati i posti letto dell’area riservata: ora è impegnata anche una sala della cosiddetta <em>zona bianca</em>, e altri ricoveri si attendono nelle prossime ore. Si ripropone così la condizione che aveva già comportato la chiusura del servizio al pubblico circa un mese fa e che potrebbe scattare nuovamente da un momento all’altro.

Da aggiungere che, a causa della indisponibilità di posti letto di terapia intensiva, e in presenza di pazienti ad uno stadio molto avanzato della malattia, il pronto soccorso continua a farsi carico impropriamente dell’assistenza tipica di un reparto di terapia intensiva, senza però averne l’organizzazione, i dispositivi e personale dedicato.

Proprio l’impiego di un numero insufficiente di medici e infermieri è alla base dei maggiori rischi imposti a operatori e pazienti. A causa della limitata dotazione di personale non è infrequente infatti che a reggere un turno di 12 ore sia un solo medico, costretto ad alternarsi tra l’assistenza ai pazienti Covid, già molto impegnativa, e le visite di quelli da destinare al ricovero in altri reparti dell’ospedale, con continui cambi o sanificazioni di tute e dispositivi di protezione. Insufficiente anche la disponibilità di infermieri, solitamente quattro per turno.

Giampiero Sulis, segretario aziendale del Cimo, il sindacato dei medici ospedalieri, denuncia: “Il personale del Pronto Soccorso continua ad operare senza disposizioni e regole scritte e chiare, in condizioni pericolose e stressanti. Ma secondo la Direzione, le urgenze di tutta la provincia di Oristano possono evidentemente essere assicurate da un solo medico, in reparto con 4 infermieri. Da ricordare che appena lo scorso anno, senza i pazienti Covid, con 2 o 3 medici per turno e con 3 o 4 infermieri si sono assistiti circa 80 pazienti al giorno. Mancano poi percorsi differenziati per le varie consulenze, che di conseguenza spesso vengono fatte in ambulanza. Non sono condizioni normali di lavoro e infatti l’alto numero di assenze per malattia lo sta a sottolineare”.

Giampiero Sulis (CIMO)

Al San Martino restano sempre occupati anche i dieci posti letto del reparto Covid allestito nella zona dell’ex pronto soccorso, con cinque medici che si alternano nei turni. Una situazione ancora lontana dal piano per l’emergenza Covid messo a punto dall’Assessorato alla Sanità, che prevede l’attivazione di 12 posti letto ordinari e di 9 di terapia intensiva al San Martino, più 30 posti letto a Ghilarza e 40 a Bosa.

In quest’ultimo ospedale sono al momento appena 9 i posti letto attivati (e subito occupati) nell’area dell’ex Chirurgia del Mastino: anche questi con dotazioni insufficienti, e appena quattro medici più un anestesista all’occorrenza. Da sottolineare che l’apertura del reparto covid a Bosa ha comportato la cancellazione dei ricoveri dei pazienti di chirurgia e medicina, costretti ora a rivolgersi agli ospedali di Oristano o Nuoro.

Tutto esaurito anche al reparto Covid dell’ospedale di Ghilarza, dove i posti letto attivati sono 15, metà di quelli previsti, e sempre con personale insufficiente. Appena 5 i medici impegnati, spesso soli a garantire un turno di lavoro, con un infermiere per turno.

Allarga le braccia Giampiero Sulis: “È la logica conseguenza di una programmazione che non c’è, o che non sa vedere oltre il problema giornaliero e non sa organizzare in prospettiva. È già capitato per l’apertura del reparto Covid di Oristano e si è ripetuto nella stessa maniera per Ghilarza e Bosa: senza personale è impensabile continuare ad aprire nuovi reparti “. Da qui la richiesta del CIMO affinchè “chi di dovere assuma le più opportune iniziative e nel più breve tempo possibile”.

Lunedì, 16 novembre 2020

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