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C’è un’altra emergenza, l’amianto: Regione, è ora di farla sparire

Nella Sardegna ancora invasa dall'eternit una buona legge mai attuata, accusa l'Associazione ex esposti

C’è un’altra emergenza, l’amianto: Regione, è ora di farla sparire
Nella Sardegna ancora invasa dall’eternit una buona legge mai attuata, accusa l’Associazione ex esposti

L’emergenza coronavirus “potrebbe e dovrebbe essere un’occasione per programmare e attuare urgentemente un piano straordinario di risanamento ambientale, che preveda la bonifica degli edifici con presenza di amianto e interventi di  bonifica delle  discariche abusive presenti nelle nostre periferie, nelle località di pregio naturalistico, culturale e turistico”. Lo scrive l’Associazione ex esposti amianto della Sardegna, in una lettera indirizzata ai presidenti di Consiglio e Giunta regionali, a quattro assessori, ai capigruppo in Consiglio e ai consiglieri eletti nel territorio di Oristano.

“Basta morire nel rispetto delle leggi”: l’associazione chiede interventi che finalmente vadano oltre i limiti fissati dalle norme, che non garantiscono la salute e sono messi in discussione dal mondo scientifico. L’obiettivo da raggiungere potrebbe essere un Sardegna amianto zero entro il 2030, ma per farlo bisogna andare oltre i valori limite attuali: 20,0 fibre per litro d’aria all’interno degli edifici ambiente di vita; 0,1 fibre per centimetro cubo d’aria (nel tempo di riferimento di 8 ore) negli ambienti di lavoro. Ecco, questi limiti dovrebbero scendere a zero, per eliminare davvero il rischio.

Giampaolo Lilliu

La lettera – firmata dal presidente dell’associazione, Giampaolo Lilliu – ricorda che “la Sardegna nel 2005 si è dotata della legge 22, fortemente voluta dagli ex esposti, che regolamenta la bonifica dell’amianto. Una importante legge che è stata presa ad esempio da altre regioni, ma purtroppo mai applicata in tutti i suoi articoli, a nostro avviso causa della elevata presenza dei manufatti in cemento amianto in tutto il territorio sardo”.

“In Sardegna l’amianto ha avuto un massiccio impiego dovuto alla presenza di due fabbriche di produzione di manufatti in cemento amianto (“Eternit”)”, scrive l’associazione. “I dati riferiti sono sottostimati, in quanto non si è mai svolto un reale censimento credibile nei risultati”. Ecco i numeri:

  • 14 milioni di Mq di materiale installato (che portano la Sardegna ai vertici fra le regioni per presenza di amianto);
  • 2.177 edifici pubblici in cui l’amianto è presente (scuole, ospedali, strutture sportive, uffici etc); addirittura, in Sardegna – uno dei pochi casi in Italia – sono presenti due edifici scolastici interamente costruiti in amianto, uno a Oristano e l’altro a Sassari;
  • oltre tremila km di condotte idriche in amianto di titolarità Abbanoa;
  • tremila km di condotte amianto di titolarità dei Consorzi di bonifica;
  • 1.122 le aree industriali con presenza di amianto.

A livello nazionale circa 5 mila decessi ogni anno sono attribuiti alla fibra killer. Secondo l’Associazione ex esporti, i dati riferiti alla patologie correlate all’amianto in Sardegna sono sottostimati, per vari motivi, quali la legge sulla riservatezza e il mancato coordinamento tra le strutture sanitarie per il rilevamento statistico. Si parla comunque di 1.011 casi di persone ammalate, tra il 2010 e il 2018: circa 110 casi ogni anno tra i cittadini ex esposti per motivi di lavoro e nuovi esposti. E sono in aumento i casi di decessi per esposizione ambientale.

Per queste ragioni, l’Associazione ex esposti amianto della Sardegna chiede innanzi tutto la piena applicazione della legge regionale 22/2005 e una nuova legge che renda obbligatoria la bonifica dall’amianto negli edifici di proprietà pubblica o di utilizzo pubblico e la messa in sicurezza, superando i valori limite della fibra. Sarebbe preziosa anche “una campagna pubblicitaria di prevenzione, che preveda anche la divulgazione nelle scuole, finalizzata a far conoscere il rischio amianto per la salute e per l’ambiente”.

Nei Piani regionali dei rifiuti solidi urbani dovrebbe essere prevista la micro raccolta dei manufatti in cemento amianto, utile a limitare il fenomeno delle discariche a cielo aperto: una soluzione già presente in varie regioni e comuni della penisola. La Regione dovrebbe inoltre prescrivere lo smaltimento e conferimento dell’amianto con la metodologia dell’inertizzazione, prevedendo un impianto industriale che elimini in modo definitivo la fibra killer, che in questo modo da problema diventa risorsa, come richiesto dal Parlamento europero.

Poiché non esiste una soglia di non rischio, la Sardegna dovrebbe impegnarsi per una modifica delle normative nazionali, recepite nel Piano regionale amianto, cancellando il riferimento ai limiti di soglia per esposizione alla fibra.

Approfittando della momentanea chiusura delle scuole, l’associazione propone un piano regionale straordinario di bonifica dall’amianto, con la messa in sicurezza degli edifici.

La Regione dovrebbe recuperare risorse per finanziare la bonifica dall’amianto dagli edifici privati – non più attraverso le Province ma con i Comuni -, intervenendo anche a sostenere il costo di rifacimento delle coperture. Importante anche eliminare incongruenze e ritardi burocratici nella gestione delle risorse economiche destinate ai cittadini che intendono bonificare i propri immobili.

Infine l’Associazione ex esposti amianto della Sardegna chiede risorse da destinare ai Comuni per un censimento con la rilevazione della reale presenza di amianto, come fatto ad esempio da Oristano e Bauladu.

Mercoledì, 6 maggio 2020

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