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“Mani infami hanno appiccato il fuoco al frutto di un onesto lavoro”

I responsabili del contestato impianto di smaltimento dei fanghi fognari di Magomadas ritengono l'incendio doloso

“Mani infami hanno appiccato il fuoco al frutto di un onesto lavoro”
I responsabili del contestato impianto di smaltimento dei fanghi fognari di Magomadas ritengono l’incendio doloso

Foto da pagina Facebook GeCo

Potrebbe essere di origine dolosa l’incendio che l’altra sera ha danneggiato lo stabilimento GeCo di Magomadas.

L’impianto, che si occupa del trattamento di fanghi di depurazione fognaria, nelle ultime settimane è stato al centro di forti polemiche sollevate dopo la pubblicazione di alcuni video da parte dell’ex parlamentare Mauro Pili, nei quali contestava il funzionamento dell’impianto e il suo insediamento nel territorio della Planargia, dove molti residenti lamentano la frequente percezione di odori sgradevoli.

In un lungo post su Facebook i titolari dello stabilimento commentano l’accaduto, accreditando appunto l’origine dolosa dell’incendio.

“Mani infami ieri hanno appiccato fuoco al frutto di tanto onesto lavoro”, si legge nella pagina dell’azienda. “Sono andati perduti i due gruppi elettrogeni e tante altre apparecchiature, per un valore di diverse decine di migliaia di euro che non saranno risarciti da nessuna assicurazione”.

“Fino ad oggi abbiamo ritenuto giusto, per il rispetto che dobbiamo a tutti i nostri amici e collaboratori, tenere un profilo basso, rifiutando qualsiasi polemica pur di non scendere allo stesso livello di chi ingiustificatamente ha ritenuto di doverci insultare, offendere ed accusare. Tuttavia ieri notte è stata superata una linea invalicabile, quella che distingue la società civile da quella incivile”.

“Lo ribadiamo per l’ennesima volta, esercitiamo lecitamente la nostra attività che ci teniamo a ribadire non è solo IN REGOLA, ma è anche ECOLOGICA. Trasformiamo i rifiuti organici in ammendanti per l’agricoltura”, si legga ancora nel lungo post di sfogo. “Il nostro processo industriale è all’avanguardia e cerchiamo di svilupparlo e implementarlo ogni giorno con nuovi brevetti ed il lavoro altamente specializzato dei nostri tecnici e collaboratori. Su questa attività sin dall’inizio si è abbattuta una tormentata quanto ingiustificata azione mediatica con fini che riteniamo non allineati con quelli professati”.

“Siamo persone normali come voi lettori”, viene precisato nel post. “Abbiamo le nostre famiglie, viviamo e abbiamo i nostri amici in Sardegna nelle piccole comunità di Magomadas, Tresnuraghes, Flussio, e tutto attorno alla Planargia. Proprio durante le feste, con una tempistica che la dice lunga sulla cultura, sugli animi e le intenzioni dei nostri nemici, siamo stati strappati al calore delle nostre famiglie e gettati in un vortice fatto di preoccupazioni, minacce, linciaggi pubblici. Siamo stati additati, insultati e bastonati mediaticamente ogni giorno dall’ex onorevole Pili e dai suoi seguaci”.

“Noi, i nostri figli, i nostri amici, abbiamo dovuto leggere durante i giorni di Natale inviti a bruciare i nostri mezzi, a sparare sui nostri operai e altro ancora sui commenti ai post dell’ex Onorevole, senza che quest’ultimo abbia mai ritenuto opportuno moderare e calmare gli animi”, si legge nel post. “Al contrario. Si sono romanzati banali documenti amministrativi per attribuirci immaginari comportamenti illegali che MAI sono stati riscontrati dagli organi di controllo competenti, i quali al contrario hanno PUBBLICAMENTE dichiarato la nostra totale conformità alle regole”.

“Solo oggi abbiamo appurato che Pili provvede ad eliminare qualsiasi commento contrario ai suoi obbiettivi. Tutto ciò senza che MAI venisse chiesta la nostra versione dei fatti, che poi è quella testimoniata dai documenti”, recita ancora il post. “Abbiamo partecipato il 27 dicembre a una riunione pubblica e aperta con i consigli comunali, esponendo con educazione a tutta la cittadinanza le nostre autorizzazioni e le nostre buone intenzioni, in un contraddittorio aperto e democratico da cui l’ex onorevole si è ben guardato dal partecipare. Le nostre famiglie, i nostri amici, le persone che credono in un’impresa all’avanguardia che potrebbe dinamizzare un tessuto sociale ed economico morente, non sono cittadini? Non pagano le tasse? Non sono degni di essere rappresentati? Forse perché non fanno la voce grossa non esistono? Ciò che è accaduto ieri altro non è che il frutto di quanto oggi lamentiamo”.

“Mentre disperati e con la morte nel cuore – mentre tutti festeggiavano il nuovo anno – cercavamo di salvare il nostro lavoro abbiamo dovuto subire l’ennesimo vergognoso affronto di Pili che, pochi minuti dopo, evidentemente molto ben informato, continuando ad offenderci ed insultarci, lasciava intendere che andassero a fuoco dei rifiuti tossici”, si legge a conclusione nel post della GeCo. “Non sappiamo che nome si possa dare al lavoro dell’ex onorevole. A voi lettori decidere se si tratta di giornalismo od altro. A tutti voi che avete a cuore il lavoro, la sicurezza, la legalità e la dignità delle persone chiediamo di esprimervi! Non lasciate che pochi violenti abbiano il sopravvento e l’ultima parola”.

“Vi ricordiamo per l’ennesima volta che la nostra porta è sempre stata aperta ai controlli e al dialogo costruttivo. Siamo pienamente fiduciosi nell’operato delle Forze dell’Ordine, che stanno già indagando a tutto campo. Noi dal canto nostro non molleremo mai l’impegno che abbiamo preso per lo sviluppo del nostro progetto e della nostra terra. Moltiplicheremo i nostri sforzi e andremo avanti più forti e più determinati di prima. Un grazie di cuore a tutti coloro che ci hanno espresso solidarietà. Solo l’operato e il coraggio delle persone giuste può fermare la barbarie”.

Giovedì, 2 gennaio 2020