Tra fave lesse e vernaccia: i tanti locali in voga nella vecchia Oristano - LinkOristano
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Tra fave lesse e vernaccia: i tanti locali in voga nella vecchia Oristano

Un vero e proprio amarcord in questo articolo di Beppe Meloni

fave

Tra fave lesse e vernaccia: i tanti locali in voga nella vecchia Oristano
Un vero e proprio amarcord in questo articolo di Beppe Meloni

Fave lesse

Di “Giuannni chetadì” al secolo Giovanni Susino, una vita custode al cimitero di San Pietro, a Oristano si ricordano le grandi mangiate di fave lesse, innaffiate da vino bianco a su magasinu de Locci, a un passo dalla Torre, e più tardi da Donato a “su cunduttu” in via Parpaglia. Locali d’altri tempi per buongustai, stomaco forte e palato fine, con un solo motto: “Francia o Spagna purchè se magna”.

Alla Mutuo Soccorso, come ricorda Bruno Brovelli, “oristanese verace” nel simpatico amarcord “Su tzilleri de Lalloi”, trionfavano spuntini con uova sode, salsiccia e filu e ferru, mentre da Amedeo, in Piazza Mariano, andava forte il baccalà fritto, con vini frizzanti bianchi e neri.

Più avanti, nel cuore de “Su Brugu” da Efisio Marras, “piricoccu”, dolci di casa nostra, mustazzous, pippias de zuccuru, pirichittus bagnati con vernaccia.

Beppe Meloni

A “pratz e is bois”, dai fratelli Puddu, al foro boario, vini bianchi e neri e attrazioni della casa, cipolle sott’olio. Non dimenticando Cocco & Dessì in Via Tirso, autentico tempio della cucina sarda, con stanze riservate ai buongustai e cene che tiravano sino all’alba, in grandi tavolate di giudici e avvocati.

Poi nel primo Novecento, sotto la spinta della modernità, cambia il volto della città. E spuntano i primi bar caffè. Muzzetto, origini tempiesi, poi rilevato da Giovanna Campanelli Dessì all’angolo di piazza Roma, vicino all’agenzia del Banco di Napoli; Francesco Ibba, dolci sardi, gelati e cassate speciali; Domenico Arru, che arriva da Pozzomaggiore. In via Dritta i bar caffe di Luigi Mura e Sebastiano Columbano, e in via De Castro il caffè biliardo di Eusebio Campanelli.

Nel secondo dopoguerra e sino agli anni Sessanta, rifugio mattutino di liceali in vela. Unico svago di una città sonnolenta, che ha dimenticato in fretta “su tzilleri de Lalloi” ma non le fave, il lardo e la vernaccia.

Venerdì, 22 febbraio 2019

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