Un "patto" per ricominciare insieme ai giovani, dopo la tragedia di Manuel - LinkOristano
Prima categoria

Un “patto” per ricominciare insieme ai giovani, dopo la tragedia di Manuel

A Ghilarza l'assemblea popolare con Abbasanta e Norbello apre al dialogo nella comunità locale

Ghilarza assemblea genitori

Un “patto” per ricominciare insieme ai giovani, dopo la tragedia di Manuel
A Ghilarza l’assemblea popolare con Abbasanta e Norbello apre al dialogo nella comunità locale

Foto di Serafino Corrias

Un patto educativo fra tutte le componenti: Amministrazione Comunale, Istituzioni Scolastiche, Parrocchia, mondo dell’associazionismo. Un incontro periodico che metta a fuoco le problematiche che i giovani cercano di far capire, ma che gli adulti stentano a comprendere.

E’ la proposta lanciata ieri sera da don Ettore Cannavera, sacerdote, sociologo, responsabile di una comunità per il recupero dalla droga e cappellano del carcere minorile di Quartucciu, arrivato a Ghilarza per aiutare a trovare un percorso nel domani di quella drammatica vicenda che è l’omicidio di Manuel Careddu, il diciottenne assassinato in riva al lago Omodeo, efferato delitto di cui sono stati chiamati a rispondere cinque giovani di Ghilarza e Abbasanta, finiti in carcere.

Don Cannavera è arrivato a Ghilarza per trascorrervi una giornata intera. Nella mattinata una riflessione “aperta” con i ragazzi delle scuole. Nella serata un confronto ne ll’Auditorium dell’istituto Superiore di Ghilarza, con le popolazioni di Ghilarza, Abbasanta e Norbello, durante il quale il sacerdote ha posto una serie di domande: “Conosciamo i nostri ragazzi? Abbiamo mai chiesto loro cosa pensano, cosa vogliono e quale futuro si aspettano?”

Don Ettore Cannavera – Foto di Serafino Corrias

“Non bisogna mai girarsi dall’altra parte”, ha esortato don Cannavera, che ha avanzato subito la proposta di un patto, un’intesa per riflettere insieme, progettare un futuro.

“Quel “Patto” tra educatori, ha detto il sacerdote-sociologo, è uno strumento assolutamente necessario e indispensabile per rispondere alle domande e ai bisogni che i giovani pongono.

In altre parole si deve creare una famiglia allargata, formata da una comunità intera che oggi si interroga però sgomenta e incredula, convinta che solo da altre parti questi fatti potessero accadere.

“Dove erano? Chi si occupava di loro? Ci si é resi conto di quello che facevano o abbiamo dovuto aspettare che accadesse l’irreparabile per saperlo?”, ha chiesto don Cannavera.

“Questa resta conunque una giornata storica”, ha concluso il sacerdote. “Ci siamo ritrovati per assumerci le nostre responsabilità, perché i ragazzi sono figli di tutti e il primo compito é quello di dare il nostro contributo per la crescita di una società migliore. Non possiamo tirarci indietro”. (Collaborazione di Serafino Corrias)

Martedì, 30 ottobre 2018

commenta