Michela Murgia agli studenti: "Grazia Deledda spesso snobbata" - LinkOristano
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Michela Murgia agli studenti: “Grazia Deledda spesso snobbata”

Conferenza della scrittrice di Cabras al liceo De Castro di Oristano

Michela Murgia agli studenti: “Grazia Deledda spesso snobbata”
Conferenza della scrittrice di Cabras al liceo De Castro di Oristano

Foto Rita Sanna

A dodici anni lesse “Canne al vento” e si annoiò tanto, ma l’altra mattina è stata proprio lei a raccontare il capolavoro di Grazia Deledda agli studenti del Liceo classico De Castro di Oristano. La scrittrice di Cabras Michela Murgia di quel libro si è proprio innamorata.

«Sono terrorizzata dalle letture imposte”, ha svelato Michela Murgia. “Quando avevo dodici anni, e frequentavo la seconda media, la mia insegnante di lettere mi diede da leggere “Canne al vento”. Mi annoiò moltissimo, quel libro. Giurai a me stessa che non l’avrei mai riletto. Avvertivo l’ambientazione di quel romanzo molto distante dalla mia realtà: il mondo lì descritto era rurale, molto poco campidanese, tutto montagne e pascoli… barbaricino, insomma… e poi i rapporti umani in “Canne al vento” erano davvero trascorsi rispetto all’esperienza che avevo io. A dodici anni non possedevo gli strumenti per comprendere quel libro. Del resto, non credo che Grazia Deledda lo abbia scritto pensando di avere come lettori degli adolescenti. I libri sono come le persone: all’inizio possono dare una brutta impressione, salvo poi farti ricredere».

Intervistata dalla professoressa Sabrina Sanna, Michela Murgia ha dato un taglio inedito alla figura dell’unica donna italiana ad aver vinto il Premio Nobel per la letteratura.

«Grazia Deledda è una donna snobbata dal mondo dei cattedratici, dalla scuola e dall’università italiana”, ha detto ancora la scrittrice di Cabras. “Canne al Vento” andrebbe letto come è letta la storia rivoluzionaria di Emily Brönte “Cime Tempestose”».

Invece, per colpa del sessismo, Grazia Deledda fu denigrata dal mondo culturale ed accademico nostrano: quella barbaricina che a tarda età imparerà a padroneggiare l’italiano standard, non proveniva da nessuna accademia, la sua unica università era quella della vita. Motivo per cui, pure oggi, non è molto amata da alcuni. Tuttavia, nel 1927, ricevette il Nobel per la letteratura, con la quarta elementare, perché «alle donne non era permessa istruzione maggiore e Grazia era talmente appassionata al sapere che supplicò il padre di ripetere il quarto anno della primaria una seconda volta, giustappunto per non concludere gli studi subito», ha raccontato ancora Michela Murgia. «Quando Deledda vinse il Nobel, si cercò di farla passare come la blanda casalinga della porta accanto che riceve improvvisamente il colpo di fortuna. I giornalisti, al ritiro del Premio svedese, le posero nelle interviste domande del tipo “Lei, come coniuga la vita familiare a quella lavorativa?”. E, se ci pensate bene, non è che questo sessismo si discosti più di tanto da quello presente in ogni intervista fatta oggi a qualche personaggio femminile noto».

Grazia Deledda, invece, ha avuto ed ha ancora tanto da insegnare. «Ha rinunciato alla sua terra per il lavoro”, ha ricordato ancora Michela Murgia. “Grazia, era nata e cresciuta nel bucolico quartiere di Santu Pedru nel cuore della Barbagia, a Nugoro, con alle spalle un padre morto prematuramente e una madre infelice, Francesca Cambosu Deledda, che progettava per lei e le sorelline il suo medesimo destino di moglie frustrata». Ma Grazia Deledda andò controcorrente, contro tutto e contro tutti. «E giunse a Roma dove il marito, Palmiro Madesani, rinunciò alla carriera di funzionario ministeriale per fare il suo agente», ha ricordato sempre Michela Murgia. invitando alla scoperta e alla valorizzazione di questa grande scrittrice che si vuol riscoprire anche nelle scuole. Proprio da Nuoro nel 2017 è stato lanciato un progetto. Matteo Pirisi, direttore dell’ISRE, lo ha spiegato più volte anche dir ecente: «Tutte le scuole d’ Italia sono destinatarie e protagoniste attive di una rivitalizzazione del messaggio d’umanità di Grazia Deledda. Parte da qui la proposta della lettura di almeno un’opera della scrittrice, dalle novelle ai romanzi ai racconti brevi, in ordine al ciclo di studi di pertinenza dell’allievo».

E, a quanto pare, il De Castro ha pure stavolta risposto bene. (Alessio Cozzolino)

Michela Murgia con la professoressa Sabrina Sanna – Foto Rita Sanna

Martedì, 16 ottobre 2018

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