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Pronti ad uccidere ancora, dopo aver assassinato Manuel?

Sconvolgenti particolari dall'inchiesta sulla morte del giovane di Macomer ammazzato sulle rive dal Lago Omodeo

Pronti ad uccidere ancora, dopo aver assassinato Manuel?
Sconvolgenti particolari dall’inchiesta sulla morte del giovane di Macomer ammazzato sulle rive dal Lago Omodeo

C’è una conversazione che probabilmente ha fatto rabbrividire gli inquirenti tra le tante carpite con le intercettazioni sulla drammatica fine di Manuel Careddu, il giovane di 18 anni di Macomer scomparso la sera dell’11 settembre scorso da Abbasanta e ucciso poche ore dopo in riva al lago Omodeo. In evidenza sarebbero soprattutto le parole pronunciate dalla giovane diciassettenne residente ad Abbasanta, ora nel carcere minorile di Quartucciu con l’accusa di concorso in omicidio pluriaggravato con occultamento di cadavere, contestata anche agli amici Christian Fodde, Matteo Satta e Riccardo Carta, ventenni di Ghilarza, e a un altro diciassettenne residente anche lui a Ghilarza. La ragazza si rivolge proprio a Christian Fodde, commentando dei possibili rischi per un amico comune che era venuto a sapere della fine fatta fare a Manuel Careddu, e a Fodde chiede: lo uccidiamo?

Il ruolo della minorenne di Abbasanta e dell’amico Christian Fodde sembrano determinanti nella tragica vicenda. La morte di Manuel Careddu sarebbe stata decisa non tanto per evitare di saldare quel debito di droga che proprio la ragazza aveva nei suoi confronti, quanto per uno sgarbo commesso dallo stesso Manuel. Il giovane di Macomer si sarebbe recato a casa della ragazza sua debitrice e non avendola trovata avrebbe in qualche modo riferito alla madre di quel conto in sospeso. La madre al rientro della figlia l’avrebbe aspramente rimproverata per l’uso di stupefacenti. Da qui il rancore verso Manuel Careddu della giovane e la decisione di fargliela pagare. Una punizione arrivata sino all’omicidio del giovane di Macomer.

Il procuratore Ezio Domenico Basso

A quanto si è appreso la ragazza minorenne di Abbasanta avrebbe assistito dall’auto all’esecuzione e in auto avrebbe pianto. Ieri davanti ai magistrati, nel carcere di Quartucciu, ha parlato per quasi quattro ore. Assistita dal suo legale, l’avvocato Giancarlo Frongia avrebbe preso atto della drammatica realtà.

Subito dopo di lei l’altro minorenne, il diciassettenne di Ghilarza, assistito dall’avvocato Gianfranco Siuni, che si sarebbe difeso dicendo in sostanza di sapere della volontà di dare “una lezione” a Manuel Careddu, ma non sino alle estreme conseguenze come poi è stato.

L’avvocato Gianfranco Siuni

Nel carcere di Massama, invece, sono stati ascoltati i tre maggiorenni: Christian Fodde, Matteo Satta e Riccardo Carta, difesi dagli avvocati Aurelio Schintu, Emanuele Tuscano e Francesco Campanelli. Fodde avrebbe dato alcune indicazioni, ma confuse, per consentire il ritrovamento del cadavere. La sua posizione è quella più delicata perché accusato di essere protagonista dell’esecuzione materiale dell’omicidio.

La ricerca del corpo di Manuel Careddu, intanto, prosegue nel lago Omodeo e così le indagini, coordinate dal procuratore della repubblica di Oristano, Ezio Domenico Basso. Si cerca di chiarire il possibile coinvolgimento anche di altre persone. Ci sarebbero elementi che lo farebbero presupporre.

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