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La diga di Santa Chiara ha cento anni: cos’è rimasto di quel progetto?

Alla sua realizzazione lavorarono 16.000 persone. Ula Tirso fa partire le manifestazioni del centennale

Ula Tirso Centennale Diga Santa Chiara

La diga di Santa Chiara compie cent’anni: cos’è rimasto di quel progetto?
Alla sua realizzazione lavorarono 16.000 persone. Ula Tirso fa partire le manifestazioni del centennale

La locandina dell’evento

Venerdì 17 agosto, a partire dalle 19, ad Ula Tirso prenderanno il via le manifestazioni per il Centennale della costruzione della diga di Santa Chiara.

La serata inizierà con l’inaugurazione di dieci gigantografie dell’archivio Costamagna che verranno installate permanentemente nel centro storico del paese e verranno presentate  attraverso un percorso guidato da Simone Cireddu. Il percorso verrà accompagnato dalle sonorità dell’Orchestra di Fiati Eleonora d’Arborea di Oristano e dagli allievi della Scuola Civica di Musica Guilcer Barigadu.

Alle 21 inizierà la proiezione di “Adiosu, diga addio”,  un documentario del 1998 di Franco Taviani che ricostruisce la storia della diga di Santa Chiara con filmati d’epoca, immagini e interviste ai lavoratori che hanno contribuito alla sua costruzione e ne raccontano la storia.

Al termine del documentario proiezione delle interviste per strada dal titolo “La mia diga”.

La storia. Era il 1918, un secolo fa, quando prese avvio il cantiere della diga di Santa Chiara di Ula Tirso. Ci lavorarono nel corso dei 6 anni della costruzione, 16.000 persone, anche donne, braccianti e capomastri, scalpellini e tecnici, prigionieri di guerra (austro-ungarici) e reduci di Caporetto. Vi vennero sacrificate anche vite umane (fra loro, una sorella di Antonio Gramsci, Emma). Furono sommersi dalle acque terreni fertili, antiche vie di comunicazione, un paese (Zuri).

Grande opera dell’ingegneria e del lavoro, venne concepita dalle classi dirigenti liberali e socialiste dei primi del Novecento, fra Nitti, Turati e Omodeo, che mobilitarono capitali pubblici e privati, impresa, tecnocrazia. Fu l’inizio di una modernizzazione che cambiò il volto della Sardegna.

Ovidio Loi

Ora molte opere, la diga per prima, il villaggio di Santa Chiara, villette liberty e ponti dismessi, mentre attraggono un pellegrinaggio da “Sardegna abbandonata”, sono il segno di marginalità e degrado.

“Anche su questo essere rimasti ai margini di un processo che pure hanno contribuito a innescare, le comunità di Ula Tirso e del Barigadu vogliono riflettere in occasione del Centennale”, dice il sindaco di Ula Tirso Ovidio Loi.
“Recuperare luoghi, architetture, strade, memoria, radunare gli archivi dispersi, per ricostruire un’identità”.

Martedì, 7 agosto 2018

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