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La mano di un bronzetto collega Mont’e Prama alla Maremma

Importante risultato della campagna di scavi curata dall'Università di Sassari e dalla Soprintendenza

La mano di un bronzetto collega Mont’e Prama alla Maremma
Importante risultato della campagna di scavi curata dall’Università di Sassari e dalla Soprintendenza

La presentazione della nuove scoperte oggi a Cabras

Il ritrovamento di una piccola mano di bronzo, grande appena due centimetri e mezzo, aggiunge un nuovo importante capitolo alla storia scritta dalle scoperte compiute nel sito di Mont’e Prama, a Cabras, dove sono tornate alla luce le statue dei giganti. Secondo gli archeologi è la mano aperta in segno di saluto di un bronzetto nuragico, molto simile a quello, trovato in perfetto stato di conservazione, risalente 2800 anni fa e conosciuto con il nome di “bronzetto di Cavalupo di Vulci”, dalla località della Maremma laziale, dove è stata rinvenuta la necropoli di cui faceva parte.

Un bronzetto che finora non ha uguali e al quale assomigliano le fattezze, di chiare influenze mediorientali, delle statue rinvenute nella collina di Mont’e Prama. Stessi occhi cerchiati, stessi sandali, stessa pettinatura, con le trecce che scendono lungo le spalle, stesso scudo. Una somiglianza che fa pensare ad artigiani impegnati in Sardegna che avrebbero anche realizzato il bronzetto rinvenuto a Cavalupo.

Il prezioso ritrovamento è stato oggi mostrato per la prima volta nel museo di Cabras da Alessandro Usai, della Soprintendenza Archeologia e da Momo Zucca, dell’Università di Sassari, presente il sindaco di Cabras Cristiano Carrus e il Soprintendente Fausto Martino.  Soprintendenza e Università hanno collaborato in queste ultime settimane alla nuova campagna di scavi che a Mont’e Prama, ancora una volta ha visto protagonisti anche alcuni detenuti del carcere di Massama.

Alla scoperta della piccola mano di bronzo si sommano altri recenti ritrovamenti, come quello di altre 40 tombe a pozzetto, delle quali una nel lato ovest della collina, il busto, parzialmente conservato, di un’altra statua di guerriero, un lingotto di rame, che richiama il lavoro di una fonderia,  i resti di una spada di una statua di arenaria, e la torretta di un modello di nuraghe.

La campagna, partita con oltre un anno di ritardo, gode di un finanziamento complessivo di 450 mila euro della Fondazione di Sardegna. La vicepresidente della Fondazione Angela Mameli stamane ha annunciato l’imminente accredito di una somma di  75 mila euro all’università di Sassari per il proseguo dei lavori di ricerca.

Soddisfazione per i risultati ottenuti grazie ai progetti e agli scavi in corso, è stata espressa da Pierluigi Farci, direttore del carcere di Massama , da Marco Milanese in rappresentanza dell’Università di Sassari, da Francesco Asquer, del Consorzio Uno che gestisce i corsi universitari di Oristano.

Giovedì, 5 ottobre 2017

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