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Valerio Fais racconta in un romanzo il popolo di Oristano

Una vicenda ambientata nella seconda metà dell'Ottocento

Valerio Fais

Valerio Fais

E’ stato pubblicato nei giorni scorsi il romanzo “I Giardini Inebrianti di Cerere”, scritto da Valerio  Fais, molto noto a Oristano per la lunga attività sindacale e culturale che per anni lo ha impegnato. Protagonista del romanzo, edito da Phasar Edizioni, il popolo di Oristano, come spiega lo stesso Valerio Fais in questa presentazione che pubblichiamo di seguito.

di Valerio Fais
Oltre trent’anni fa, avevo pensato di mettere mano ad un progetto letterario, non ancora chiaramente definito se non in un solo preciso obiettivo: valorizzare il ruolo storico della Città Regia di Oristano, un tempo capitale del Giudicato d’Arborea, arrivato a comprendere quasi l’intera Sardegna.
Questa aspirazione doveva essere sostanziata col racconto di vicende umane, storie di personaggi, di fatti e di circostanze, che concorressero organicamente a concretare il mio proposito. Le conoscenze che avevo allora delle vicende storiche e politiche della Sardegna, hanno finito per farmi scegliere come momento dell’azione quello della seconda metà dell’Ottocento.
Il paziente lettore scoprirà facilmente che, fra i tanti personaggi che agiscono nell’azione corale che ho sviluppato, non è facile individuare un singolo protagonista. Questa scelta non né affatto casuale, evidentemente! La consultazione di molti documenti (volumi dell’Archivio Distrettuale Notarile, i registri dei Verbali del Consiglio Comunale, quotidiani sardi dell’Epoca, i resoconti dei fatti criminali avvenuti in Sardegna, i registri parrocchiali dei battesimi e dei matrimoni, e un’enorme quantità di altri documenti e pubblicazioni) mi ha indotto a designare come protagonista indiscusso il popolo intero di questa città.
Nonostante la perdita del prestigio antico, la tardiva imposizione di costumi feudali sconosciuti ai liberi cittadini d’Arborea, la trascuratezza dei governanti nella gestione del territorio e del regime delle acque, responsabili del progressivo dissesto ambientale, il popolo di Oristano ha goduto di un benessere accettabile, che ha contribuito a forgiare il suo carattere gioviale e scanzonato.
Gli anni immediatamente post-unitari, rappresentano il momento i cui la città inizia a reagire al fatalismo ormai secolare e comincia a interrogarsi sul ruolo che deve svolgere insieme alle altre realtà isolane più fortunate.
Ho cercato di trascurare decisamente l’aspetto più deteriore del folclorismo e di valorizzare l’esigenza, che cresceva di giorno in giorno, di modernizzazione e di confronto con le conquiste della rivoluzione industriale che aveva ripercussioni concrete nel miglioramento delle condizioni di vita dei cittadini europei.
Il fatto che protagonista di questo romanzo sia, sostanzialmente, un intero popolo, non mi ha fatto trascurare di dare il giusto risalto ai singoli personaggi, in un contesto che va ben oltre le anguste mura medievali di Portu. In questo modo sono emerse tutte le problematiche politiche, economiche, religiose e culturali che agitavano e infiammavano gli animi dei cittadini dell’intera nuova Nazione italiana.
Più che queste sintetiche annotazioni, saranno le molteplici vicende narrate in questa storia che, sicuramente, faranno comprendere facilmente, a chi vorrà scorrere queste pagine, il vero senso di quanto ho appena accennato.

Venerdì, 4 agosto 2017

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