Battaglia vinta: fermati i cannoni ad aria compressa nel mare oristanese - LinkOristano
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Battaglia vinta: fermati i cannoni ad aria compressa nel mare oristanese

Il ministero nega la compatibilità ambientale dell'iniziativa che aveva alimentato vivaci proteste

Ricerche petrolifere

Battaglia vinta: fermati i cannoni ad aria compressa nel mare oristanese
Il ministero nega la compatibilità ambientale dell’iniziativa che aveva alimentato vivaci proteste

La battaglia è vinta: sono stati  fermati i cannoni ad aria compressa nel mare oristanese, impiegati per le ricerche petrolifere. Il programma di ricerche è stato bloccato. Ne ha dato notizia il responsabile del Gruppo di intervento giuridico Stefano Deliperi che aveva fortemente contestato l’iniziativa invisa ai più. Di seguito la nota ufficiale degli ambientalisti .

 
Si è concluso il procedimento di valutazione di impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di indagine geofisica 2D – 3D proposto dalla Società norvegese TGS-NOPEC Geophysical Company ASA nell’area dell’istanza di prospezione a mare “d.2 E.P.-TG” in una vastissima area del Mar di Sardegna ampia kmq. 20.922.  

Il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare – Direzione generale Valutazioni Ambientali ha emanato il provvedimento conclusivo, assolutamente negativo: i Cetacei e tutta la fauna marina sono salvi!

Il decreto Ministero Ambiente n. 183 del 14 luglio 2017 ha, infatti, negato la compatibilità ambientale del progetto di ricerca petrolifera.

Naturalmente ne siamo fortemente soddisfatti, in particolare per la difesa del Santuario Pelagos, il Santuario per i Mammiferi marini istituito come area marina protetta di interesse internazionale e area specialmente protetta di interesse mediterraneo (A.S.P.I.M.), in base all’Accordo internazionale sottoscritto a Roma il 25 novembre 1999, ratificato con legge n. 391/2001.

Come noto, l’attività di prospezione a mare generalmente consiste in “spari” di aria compressa (airgun) per un tracciato complessivo di migliaia di km. per un periodo di 10 settimane.  I suddetti “spari” hanno una cadenza ravvicinata (uno ogni 5-15 secondi), con intensità sonora variabile fra 240 e 260 decibel, intensità superata in natura solo da terremoti ed esplosioni di vulcani sottomarini.

Al contrario di quanto sostenuto dal Soggetto proponente (“gli impatti ambientali … nel complesso non sono risultati né elevati né irreversibili”), come documentato scientificamente, il danno alle specie di Cetacei e di Tartarughe marine ben presenti nell’area marina interessata sarebbe devastante, sia sul piano uditivo che sotto il profilo dell’orientamento, come riportato dalla letteratura scientifica (vds. S. Mazzariol e altri, Sometimes Sperm Whales (Physeter macrocephalus) Cannot Find Their Way Back to the High Seas: A Multidisciplinary Study on a Mass Stranding, in Plos One, 2011).   Altrettanto potrebbe ipotizzarsi per le specie ittiche, anche di interesse commerciale, con indubbi riflessi negativi sull’economia del settore della pesca.

La procedura di V.I.A. era stata avviata nel 2015: all’avvìo il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus era intervenuto con un atto di “osservazioni” (2 febbraio 2015). In seguito, dopo le richieste di integrazione da parte del Ministero dell’Ambiente, la Società energetica aveva depositato (luglio 2016) ulteriore documentazione tesa a supportare la propria istanza di ricerca petrolifera, riguardo cui il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus aveva inoltrato (30 luglio 2016) un nuovo atto di intervento.

Ricordiamo che per analoga istanza presentata dalla Schlumberger Italiana s.p.a. in relazione ad analogo progetto di prospezione a mare per la ricerca di idrocarburi nella stessa area marina (avverso il quale l’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus aveva presentato l’atto di intervento nel procedimento di V.I.A. con “osservazioni” del 24 giugno 2014), il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, di concerto con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, ha provveduto a negare la compatibilità ambientale, con decreto n. 240 del 12 novembre 2015[1], concludendo negativamente anche la procedura di richiesta di titolo per ricerca ed estrazione idrocarburi.

In ambedue i casi il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha coinvolto il Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare (titolare del procedimento), il Servizio valutazione impatti (S.V.A.) della Regione autonoma della Sardegna, il Parco nazionale dell’Asinara, il Parco naturale regionale di Porto Conte, l’Area marina protetta del Sinis – Mal di Ventre e tutti i Comuni rivieraschi (Alghero, Bosa, Cuglieri, Magomadas, Narbolia, Porto Torres, San Vero Milis, Sassari, Stintino, Tresnuraghes, Villanova Monteleone). Ha messo, inoltre, a disposizione di chiunque fosse interessato un fac simile di atto di intervento nel procedimento di V.I.A.: Comuni, comitati e singoli cittadini ne hanno virtuosamente approfittato.

Non c’è e non ci può esser spazio per simili progetti dal pesante impatto sull’ambiente e la fauna marina, ben venga una vera e propria alleanza internazionale per bandirli dal Mediterraneo!

Stefano Deliperi – Gruppo di intervento giuridico

Mercoledì, 19 luglio 2017

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