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Neuroriabilitazione compie un anno: ha ridato speranza a 40 pazienti

Bilancio della nuova unità operativa dell'ospedale San Martino di Oristano

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Neuroriabilitazione compie un anno: ha ridato speranza a 40 pazienti
Bilancio della nuova unità operativa dell’ospedale San Martino di Oristano

Neuroriabilitazione – Foto Ufficio Stampa Asl 5

Compirà domani il suo primo anno di vita l’unità operativa di Neuroriabilitazione dell’ospedale ‘San Martino’ di Oristano, dedicata alla riabilitazione intensiva ad alta specialità delle persone che hanno subito una grave lesione cerebrale, dovuta a traumi cranici, ischemia o emorragia cerebrale, infezioni o neoplasie, con una conseguente perdita di coscienza superiore alle 24 ore. Pazienti, che, superata la fase acuta della malattia, sono sufficientemente stabili per iniziare un percorso di recupero. Inaugurato il 15 luglio 2016, dopo i primi mesi dedicati all’arruolamento ed alla formazione del personale, dall’ottobre scorso ad oggi il reparto ha preso in carico 38 pazienti in degenza ordinaria e 5 in day hospital provenienti dalle unità di Rianimazione, Neurorianimazione, Neurochirurgia, Neurologia della Sardegna, affermandosi come polo di riferimento regionale accanto all’azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari.

I dieci posti letto a disposizione di cui uno in day hospital, sono stati rapidamente tutti occupati senza soluzione di continuità, sia per via dei lunghi tempi di ricovero necessari a garantire il recupero del paziente (i tempi medi di degenza sono di 60 giorni circa), sia per l’alto numero di richieste che arrivano dall’intera Isola.
Diverse le storie che, in questi mesi, sono passate per le corsie del neonato reparto. Una tra tutte, quella del paziente “numero uno”, il primo ad essere stato preso in carico dalla Neuroriabilitazione di Oristano: un giovane che, reduce da un incidente stradale, ha affrontato il lungo percorso riabilitativo per arrivare a riprendere gli studi e sostenere proprio nei giorni scorsi l’esame di maturità.

«Il nostro reparto – spiega il responsabile dell’Unità operativa di Neuroriabilitazione Andrea Montis – adotta un modello di presa in carico del paziente imperniato sul progetto riabilitativo individuale, lo strumento con cui guidiamo gli interventi sulla base delle risorse della persona e del suo contesto e che viene declinato nei programmi di recupero, in cui i diversi professionisti operano in modalità interprofessionale, condividendo obiettivi riabilitativi. Ogni persona ricoverata ha un gruppo interprofessionale di riferimento che ha l’obiettivo di far recuperare alla persona il migliore livello di autonomia possibile attraverso una serie di interventi coordinati nell’intero arco della giornata. Sul piano assistenziale, in questo contesto, si è adottato il modello organizzativo del primary nursing, con l’identificazione di un infermiere referente del programma assistenziale per tutta la durata della degenza».

A stilare il progetto e a realizzarlo è un team riabilitativo interprofessionale costituito, di base, dal medico responsabile del progetto individuale, dall’infermiere e dal fisioterapista referenti, a cui, se necessario, si aggiungono il logopedista, che si occupa del recupero della deglutizione, della voce e del linguaggio, e il terapista occupazionale, che aiuta il soggetto a riconquistare la propria autonomia personale, come lavarsi e vestirsi, e a esercitarsi in giochi riabilitativi (exergaming). Della squadra della Neuroriabilitazione fanno parte anche altre figure fondamentali: gli operatori socio-sanitari, lo psicologo, l’assistente sociale e l’educatore professionale.

Una peculiarità dell’unità operativa è l’alto coinvolgimento dei familiari dei pazienti, a cui vengono dedicate riunioni mirate a condividere gli obiettivi riabilitativi stabiliti, informarli sul livello di recupero del proprio familiare e concordare con loro un piano di dimissione. Dimissione che spesso viene anticipata dalle prove di domiciliazione: giornate o fine settimana di rientro a casa che hanno lo scopo di “testare” e facilitare l’inserimento nell’ambiente domestico una volta che la persona sarà dimessa.

I pazienti sono poi seguiti nella fase post dimissione attraverso visite di controllo periodiche che permettono di valutare i cambiamenti e affrontare le eventuali problematiche che possono insorgere a distanza. E’ da poco attivo inoltre un ambulatorio dedicato alla valutazione delle persone affette da cerebrolesione acquisita che hanno problematiche secondarie di tipo motorio come la spasticità o di tipo cognitivo comportamentale (problemi di linguaggio, memoria, attenzione e delle funzioni esecutive).
Da sabato 8 luglio è attivo anche lo sportello d’ascolto e informazione gestito dai volontari Astco (Associazione sarda trauma cranico onlus), mirato a sostenere le famiglie nel reinserimento lavorativo e sociale della persona che ha subito una grave cerebrolesione.

Venerdì, 14 luglio 2017

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