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Recuperate dai carabinieri opere d’arte rubate dalle chiese della Marmilla

Sono state restituite al vescovo della Diocesi di Ales. Una persona risulta indagata

Carabinieri

Recuperate dai carabinieri opere d’arte rubate dalle chiese della Marmilla
Sono state restituite al vescovo della Diocesi di Ales. Una persona risulta indagata

Foto Carabinieri Oristano

L’indagine è andata avanti per un anno, ma alla fine i carabinieri del Comando tutela del patrimonio culturale sono riusciti a recuperare e restituire alla Diocesi di Ales e Terralba importanti opere d’arte del passato, scomparse tra il 1993 e il 1996 da alcune chiese della Marmilla. Una persona figura per ora, nel libro degli indagati, ed è accusata di ricettazione nell’indagine coordinata dalla procura della Repubblica di Oristano.

Tra i reperti spiccano una raffinata scultura lignea policroma del XVIII secolo, raffigurante “Santa Giusta”, di ambito culturale sardo e riconducibile alla chiesa di San Giorgio di Baressa. C’è poi un frammento di architrave con iscrizione paleocristiana e un elemento architettonico a “mensola antropomorfa” appartenente alla vecchia Cattedrale di Terralba. Alcuni gioielli devozionali di ambito culturale sardo, dei secoli XIX e XX, appartenenti alle chiese di San Simeone di Zeppara e Beata Vergine di Masullas.
L’indagine, coordinata dalla procura della Repubblica di Oristano, era partita nel maggio dello scorso anno, quasi per caso, durante un  controllo in un museo privato dell’oristanese. La presenza di alcuni oggetti d’arte ecclesiastici e archeologici aveva insospettito i carabinieri che avevano avviato gli accertamenti. Attraverso l’incrocio negli archivi della Soprintendenza e dell’Ufficio beni culturali della diocesi, che da anni possiede un archivio digitale, i militari hanno scoperto che alcuni dei reperti erano stati rubati in diverse chiese della stessa Diocesi.

I carabinieri, a conclusione del lungo lavoro investigativo, hanno restituito i preziosi reperti al vescovo di Ales-Terralba Roberto Carboni.

Nel corso delle indagini sono stati sequestrati anche 405 reperti archeologici detenuti illegalmente, già affidati alla Soprintendenza di Cagliari. Tra questi figurano una lama in selce spezzata in due frammenti che costituiva un coltello di età neolitica a doppia lama e un piatto di terra sigillata con bollo di fabbrica, di età compresa tra il I secolo. a.C. e la metà del I secolo, d.C., riconducibile alle tipiche produzioni semi-industriali romane. Ancora, un castone di anello in diaspro, databile IV-III secolo. a.C., raffigurante un leone affiancato da una stella a cui è sovrapposto un quarto lunare e un’iscrizione in caratteri punici.

“Il brillante risultato investigativo – si legge in una nota dei carabinieri – è frutto della oramai consolidata collaborazione tra la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cagliari ed il Nucleo carabinieri tutela del patrimonio culturale e che ha consentito di perseguire i reati in danno del patrimonio culturale e paesaggistico della Sardegna”.

Foto Carabinieri Oristano

Lunedì, 12 giugno 2017

 

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