"L'accordo su Mont'e Prama tra Comune e Curia non è valido" - LinkOristano
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“L’accordo su Mont’e Prama tra Comune e Curia non è valido”

Intervento dell'associazione Sardigna Nostra

Cabras - Sinis - Manifestazione a Monte Prama - SardiniaNostra

“L’accordo su Mont’e Prama tra Comune e Curia è da annullare”
Intervento dell’associazione Sardigna Nostra

I dirigenti di Sardigna nostra a Mont’e Prama

Pertanto, sostiene Sardigna nostra, disattendendo lo stesso bando di permuta, il Comune di Cabras lascia in mano alla Chiesa di Oristano la proprietà dei terreni su cui insisterà lo scavo di Mont’e Prama, che anzi acquisteranno maggior valore dopo 10 anni di scavo. Inoltre, sempre secondo i referenti dell’associazione l’accordo non può essere valido “poiché riguarda un sito di interesse regionale a valenza internazionale per cui il sindaco di Cabras e l’arcivescovo di Oristano devono sottostare alle leggi relative a beni archeologici di particolare interesse per la collettività sarda e internazionale e, quindi, non possono essere oggetto di contrattazione privata fra l’amministrazione locale e la Curia”. Se ciò non bastasse l’associazione Sardigna nostra sostiene che  “i beni e lo scavo di Mont’e Prama appartengono a tutto il popolo sardo, che conserva nel dna i geni e la cultura di quei giganti che hanno contribuito a rendere grande la nostra isola, e non a un sindaco o a un arcivescovo”.

I precedenti. “Siamo stati a Mont’e Prama con una delegazione della nostra Associazione “Sardigna nostra” il 24 settembre scorso per visitare il sito”,  riferiscono Bartolomeo Porcheddu, Pietro Mura e Mario Demontis. “Con sorpresa e sconforto abbiamo constatato che il cancello era chiuso e che sul lato destro dello scavo di fronte alla strada provinciale era stato impiantato di recente un vigneto con tanto di impianto di irrigazione. Abbiamo subito pensato che una cosa del genere non poteva essere passata inosservata al Comune di Cabras o alla Soprintendenza che in quel luogo lavorano da anni”.
“Facendo un calcolo approssimativo abbiamo pensato che se quei terreni ieri, a pascolo o a terreno agricolo, valevano 1, ora, a vigna, valgono 10. E quindi ci siamo chiesti a chi appartenessero quelle terre e per quale motivo era stata data l’autorizzazione ad impiantare un vigneto nel luogo in cui, anche attraverso il geo radar de Prof. Ranieri, si era a conoscenza che appena sotto qualche centimetro di terra c’erano i resti del sito archeologico più importante del Mediterraneo”.
“Per capire meglio quello che stava succedendo”, raccontano ancora Bartolomeo Porcheddu, Pietro Mura e Mario Demontis, dell’associazione Sardigna nostra,  abbiamo organizzato a Cabras il 26 novembre una conferenza sui Giganti di Mont’e Prama, alla quale abbiamo invitato il sindaco e l’assessore alla cultura del Comune. L’assessore ci ha inviato la mattina dello stesso giorno un sms con il quale si scusava di non poter partecipare alla conferenza per problemi familiari, ma né il sindaco e neppure un consigliere del comune hanno preso parte al convegno”.
“Qualche giorno prima della conferenza, esattamente il 24 novembre”, riferiscono ancora Bartolomeo Porcheddu, Pietro Mura e Mario Demontis, “sul sito del Comune di Cabras era apparso un avviso secondo cui l’amministrazione comunale del paese era decisa ad acquisire i terreni circostanti l’area archeologica. Pertanto, attraverso il bando, i proprietari potevano entro il 13 dicembre 2016 presentare manifestazione di interesse per un progetto di permuta che avrebbe consentito loro di entrare in possesso di altri terreni comunali in cambio di quelli presenti nel sito archeologico”.

“Nonostante le assenze istituzionali, la conferenza è stata partecipata e in quella occasione la nostra associazione ha ufficializzato la proposta di rendere fruibile al pubblico il sito archeologico attraverso un biglietto d’ingresso che servisse a finanziare per sempre lo scavo archeologico”.

“Oggi”, concludono Bartolomeo Porcheddu, Pietro Mura e Mario Demontis, “apprendiamo con stupore che quei terreni circostanti lo scavo appartenevano alla Curia di Oristano e che lo stesso arcivescovo ha firmato con il sindaco del comune di Cabras il 18 marzo  un contratto secondo cui, in cambio dell’autorizzazione all’utilizzo del suolo, l’Arcivescovado di Oristano incasserà il 10% dei biglietti d’ingresso dei visitatori per 10 anni e, trascorsi questi, il terreno ritornerà in possesso della Curia”.

Sabato, 25 marzo 2017

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