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Poste, si tagliano ancora uffici e addetti in provincia di Oristano

Uffici a rischio e personale in uscita. La Cisl annuncia uno sciopero per venerdì 4 novembre

Poste - Postino

Poste, si tagliano ancora uffici e addetti in provincia di Oristano
Uffici a rischio e personale in uscita. La Cisl annuncia uno sciopero per venerdì 4 novembre

Poste - Postino

Ancora tagli di Poste italiane, anche in provincia di Oristano. “A rischio sono numerosi  posti di lavoro e  i piccoli uffici postali”, spiega Momo Carta, segretario provinciale del sindacato SLP-CISL. Da qui uno sciopero.

Le Segreterie Nazionali SLC-CGIL, SLP-CISL, FAILP-CISAL, CONFASAL.COM e UGL-COM hanno proclamato lo sciopero generale in Poste Italiane Spa per l’intera giornata di venerdì 4 novembre, con manifestazioni in ogni regione e a Roma un presidio di fronte al Mef e una manifestazione davanti la sede centrale di Viale Europa 175.

Nella stessa giornata in Sardegna, a Cagliari, la manifestazione avrà inizio con il concentramento alle 9 in Viale Bonaria di fronte alla RAI, un corteo si muoverà verso la Via Roma con sosta davanti alla sede del Consiglio Regionale per chiedere un incontro con i capi gruppo di tutte le forze politiche e illustrare le ragioni della vertenza e il rischio di abbandono del servizio universale sul territorio della Sardegna. Il corteo terminerà in Piazza del Carmine davanti alla sede della rappresentanza del Governo.

Pubblichiamo di seguito una nota ufficiale nella quale i segretari dei sindacati sardi spiegano le ragioni dello sciopero.

La decisione del Consiglio dei Ministri di quotare in Borsa un ulteriore 29,7% e del conferimento a Cassa Depositi e Prestiti del rimanente 35% del capitale, con l’uscita definitiva del Ministero dell’Economia dall’azionariato di Poste Italiane, MUTA completamente gli assetti societari e il controllo pubblico in Poste Italiane. Una decisione ASSUNTA a breve distanza dal primo collocamento azionario di oltre il 30% effettuato ad ottobre 2015.
Le Segreterie Nazionali di categoria ritengono estremamente grave e, peraltro, antieconomica, l’intera operazione di dismissione da parte dello stato, in considerazione che dal 2002 ad oggi Poste Italiane ha sempre avuto bilanci positivi e ha versato consistenti dividendi al Ministero del Tesoro, azionista di riferimento
Una privatizzazione che sta procedendo nella più totale assenza di un dibattito pubblico che ha il solo fine di fare cassa e recuperare qualche miliardo di euro per incidere in quantità insignificante sul debito pubblico ma che non tiene in considerazione il ruolo sociale svolto da Poste Italiane sull’intero territorio.
Le ricadute occupazionali e sociali del piano di privatizzazione e riassetto in Sardegna assumono proporzioni di estrema gravità. Sui 3500 dipendenti presenti in Sardegna, 1200 addetti al recapito e allo smistamento e 2300 nell’area dei servizi finanziari al pubblico e aree di staff si ipotizzano tagli rispettivamente di 350 unità sui servizi postali e 400 sui servizi finanziari.
Il piano di riassetto prevede infatti ulteriori interventi di chiusura degli Uffici Postali nelle zone più disagiate che si aggiungerebbero, alle chiusure a giorni alterni, già realizzate in questi anni in oltre 80 piccoli comuni della nostra Regione e il recapito della corrispondenza a giorni alterni con un impatto pesantissimo sull’occupazione, sulla qualità del servizio offerto e la garanzia del servizio universale e dei servizi di prossimità alle popolazioni delle aree più disagiate del nostro territorio.
La totale assenza di piani di sviluppo e di investimenti in infrastrutture, richiesti con forza dal Sindacato, in particolare nella Logistica integrata per intercettare i nuovi business legati allo sviluppo dell’e-commerce per mettere a valore i centri di meccanizzazione postale, come il CMP di Cagliari, per lo stoccaggio e la movimentazione di merci.
Nell’area dei servizi finanziari e della sportelleria degli Uffici Postali le denunce del Sindacato sulle carenze di personale dovute ai massicci esodi incentivati e le continue pressioni commerciali a causa di una finanziarizzazione sempre più spinta dell’azienda, non hanno trovato alcuna risposta da parte dei vertici aziendali.

La nota è firmata da A. Zedda, Slc – Cgil; T.Baralla, Slp – Cisl; M.Abis, Failp – Cisal; A.Garau, Confsal – Com; M. Murgia, Ugl – Com.

Venerdì, 28 ottobre 2016

 

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