Gli auguri del sindaco Tendas all'arcivescovo per i dieci anni a Oristano - LinkOristano

Gli auguri del sindaco Tendas all’arcivescovo per i dieci anni a Oristano

"Testimone di quell’audacia creativa che ci sprona ed interroga, ci incoraggia e conforta nella vita di tutti i giorni della nostra comunità arborense"

Tendas Sanna

Gli auguri del sindaco Tendas all’arcivescovo per i dieci anni a Oristano
“Testimone di quell’audacia creativa che ci sprona ed interroga, ci incoraggia e conforta nella vita di tutti i giorni della nostra comunità arborense”

Il sindaco di Oristano Guido Tendas ha rivolto un messaggio di auguri all’arcivescovo di Oristano Ignazio Sanna in occasione dei dieci anni dalla sua ordinazione. Lo pubblichiamo.

L'Arcivescovo di Oristano Ignazio Sanna col sindaco di Oristano Guido Tendas

L’Arcivescovo di Oristano Ignazio Sanna col sindaco di Oristano Guido Tendas

Sono particolarmente lieto di rivolgere a Monsignor Arcivescovo gli auguri del nostro Municipio e dell’intera Comunità arborense in occasione del decimo Anniversario della sua presenza in Oristano, quale guida dell’Arcidiocesi che il 25 giugno del 2006 festeggiò la sua ordinazione dando inizio al suo Ministero episcopale al servizio della nostra comunità. Sin dalle sue prime e frequenti uscite tra gli studenti, da preside del Liceo Classico De Castro che lo ha avuto spesso suo graditissimo ospite, ho potuto apprezzare le sue qualità di grande intellettuale e professore capace di farsi ascoltare con attenzione dai giovani, pur trattando argomenti non sempre facili né scontati. Mi colpirono subito – e colpirono soprattutto i giovani poco inclini ai chiaroscuri – le sue affermazioni/provocazioni sull’impegno di ciascuno di noi nella propria comunità: «Non basta definirsi credenti; è necessario essere credibili».

Risentendo e riflettendo su quelle parole da Sindaco poi, ho avuto modo di capire meglio perché Monsignor Sanna ha scelto quale motto pastorale Deus caritas est. A mio avviso, anticipando in qualche modo il Magistero di Papa Francesco, quel motto del Vescovo, che nel 2006 si presentava alla sua Comunità diocesana, alla nostra Comunità cittadina fatta di credenti e non credenti, voleva essere una prospettiva di apertura e unità, ma anche una sfida perché ogni componente della propria comunità offrisse il suo contributo personale e peculiare e rendesse visibile il segno della sua presenza a fianco ai più deboli, sfida ancor più valida oggi, nella consapevolezza del momento difficile che la comunità attraversa. Quello che stiamo vivendo è infatti un decennio senza dubbio complesso per le trasformazioni, gli interrogativi e le incertezze che lo caratterizzano. Tuttavia, come accade in tutte le fasi di cambiamento, coraggio e coerenza restano – in particolare per chi amministra la collettività ecclesiale e cittadina – i segni distintivi del rispettivo impegno.

Come ha spiegato lo stesso Arcivescovo, nella prospettiva biblica Dio e Cesare non indicano due poli, uno indipendente dall’altro, e gli stessi non dovrebbero essere utilizzati per individuare semplicemente una divisione di compiti. Più ricca e molteplice è, infatti, la vita della Chiesa, la sua presenza nella comunità più vasta, maggiore è la condivisione tra credenti e non credenti del valore della Caritas che va maturando specie in questo tempo giubilare, stagione di misericordia e quindi tempo di carità. In questi concetti mi pare si possa scorgere il senso sempre attuale dell’essere «sale della terra», il significato di quella prosperità dei rapporti che possono e devono intercorrere tra le Istituzioni e che non si esauriscono in semplici e/o confortevoli dualità. Il dove del mondo – dunque – è sempre più il dove della Chiesa, ma anche il dove della Chiesa è il dove del mondo. La politica non può chiamarsi fuori da questa responsabilità. Essa piuttosto deve dimostrarsi capace, ben oltre gli schieramenti o le soluzioni proposte, di integrare e accogliere chi bussa alla nostra porta, senza pregiudizio, senza timore, «per l’utilità di tutti gli uomini senza eccezione» (come ha ricordato lo stesso Concilio) affinché i beni e i frutti della tecnica e del sapere umano siano tra loro più convenientemente distribuiti assecondando un progresso universale nella libertà umana e religiosa.

Nella sua prima Lettera pastorale Monsignor Sanna segnalava con preoccupazione l’emergere (aggiungo io: aggressivo e prepotente) di «una rassegnazione vissuta, prima ancora che riflessa e motivata», quasi non ci si volesse aprire a qualcosa di nuovo. E non a caso invitava il popolo di Oristano «a guardare sopra il sole». Oggi quell’Invito non ha perso di significato. Siamo al suo fianco, e le chiediamo di rimanere al nostro fianco, nell’auspicio che si superi un provvidenzialismo e un fatalismo, entrambi poco rispettosi della storia oltre che inutili al futuro, a quelle cose che «ancora non sono».

Giova perciò ricordare, citando Dietrich Bonhoeffer, pensatore assai caro allo stesso Arcivescovo, quanto sia vano stare sulla terra «con un solo piede». Anche per noi la salvezza per gli uomini non sarà «senza la salvezza della terra, quella nuova terra sulla quale abita la giustizia» e sulla quale non si può essere sentinelle di umanità se non condividendo e facendo nostre le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce del tempo presente.

Auguri, Monsignor Arcivescovo, a nome mio personale anche più sinceri e, se mi permette, affettuosi. Grazie per il suo impegno nella terra di Eleonora, perché la Chiesa sia sempre più chiesa tra la gente, testimone di quell’audacia creativa che ci sprona ed interroga, ci incoraggia e conforta nella vita di tutti i giorni della nostra comunità arborense.

Guido Tendas
Sindaco di Oristano

Venerdì, 24 giugno 2016

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