Dossier alla Regione per fermare il termodinamico di San Quirico - LinkOristano

Dossier alla Regione per fermare il termodinamico di San Quirico

Opposizione formale con osservazioni al Savi da parte di Lipu, Adiconsum, Wwf e Italia Nostra. Un dossier con le ragioni di una bocciatura

Termodinamico

Parole a fiumi, ma c’è chi adesso prova a fermare con un atto formale il progetto per l’impianto ibrido solare termodinamico a concentrazione e biomasse che la società San Quirico Solar Power vorrebbe realizzare a San Quirico. Le associazioni Lipu, Adiconsum, Wwf e Italia Nostra hanno presentato, infatti, un atto di osservazioni nell’ambito della procedura che il servizio Savi della Regione dovrà mandare avanti sul progetto. E’ un vero e proprio dossier, con osservazioni molto dettagliate che portano a una sola conclusione: la centrale non si deve realizzare.
A firmare il documento Graziano Bullegas, Presidente del Consiglio Regionale di Italia Nostra Sardegna, Carmelo Spada, Delegato Wwf per la Sardegna, Francesco Guillot, Coordinatore Lipu per la Sardegna, e Giorgio Vargiu, Presidente di Adiconsum Sardegna.
Una decina i punti presi in esame nelle osservazioni.

Ubicazione dell’impianto. “L’utilizzo dei suoli agricoli per l’ubicazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili e il ricorso alle energie rinnovabili”, si legge nel dossier, “garantisce un utile contributo alla salvaguardia ambientale solo quando gli impianti nascono per soddisfare in via prioritaria il fabbisogno energetico delle attività agricole in atto e rispettano determinate condizioni: il paesaggio, il territorio in cui esso è ubicato, il consumo di suolo e non ultimo per importanza il coinvolgimento della comunità residente. Fattori che al momento non sembrerebbero rispettati dall’impianto che si intenderebbe realizzare nel Campidano di Oristano”.

Piano urbanistico comunale. Secondo le osservazioni delle associazioni ambientaliste e di tutela dei consumatori, quello che si intende realizzare è un impianto industriale ed è necessaria una variante al piano urbanistico, visto che lo si vuole ubicare in area agricola. Si legge ancora nel documento inviato al Savi: “Secondo un indirizzo giurisprudenziale costante, nelle zone agricole “E” degli strumenti urbanistici comunali, possono essere autorizzati soltanto interventi relativi ad attività agricole e/o strettamente connesse, non attività di produzione energetica di tipo industriale – come quella in progetto – avulse dalle attività agricole in esercizio nel sito”.

Attività agricola. La zona dove dovrebbe sorgere l’impianto energetico ospita un’intensa attività agricola e non un’attività marginale come si vorrebbe dare ad intendere, secondo le osservazioni inviate in Regione. La sottrazione di aree all’uso agricolo sarebbe un danno allo sviluppo economico.

Impatto paesaggistico. Il progetto in esame potrebbe portare il radicale stravolgimento del paesaggio e del suolo agricolo interessati.

Uso del suolo. I lavori per la realizzazione della centrale potrebbero compromettere le caratteristiche pedologiche dei terreni.

Fabbrisogno energetico. Nelle osservazioni inviate al Savi da Lipu, Adiconsum, Wwf e Italia Nostra regionali, si evidenzia “l’assoluta esuberanza dell’attuale produzione elettrica in Sardegna in relazione ai reali consumi, alle effettive esigenze, alle previsioni future, alla inadeguata rete di distribuzione regionale e di collegamento con la penisola”.

Piano energetico regionale. “L’impianto ibrido CSP-biomasse di Oristano appare in totale distonia con gli strumenti di programmazione energetica vigenti e quelli in corso di adozione”, scrivono nelle osservazioni le associazioni ambientaliste e dei consumatori.

Opere civili. Secondo Lipu, Adiconsum, Wwf e Italia Nostra, è  impossibile prevedere un ripristino delle aree, come prospettato dalla società San Quirico.

Rischio ambientale. Il timore maggiore è legato alle emissioni in atmosfera di anidride carbonica e  a un’alterazione del microclima territoriale.

Fattori di impatto negativo. Nelle osservazioni al Savi redatte viene evidenziato un incremento del consumo idrico che potrebbe compromettere le falde e mettere in crisi l’apporto garantito dal Consorzio di bonifica.

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Sabato, 28 febbraio 2015

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