Diabete e pancreatite Asl Oristano

Uno smartphone per tenere sotto controllo il diabete

Importanti contributi al convegno scientifico organizzato a Oristano dall'Asl 5, presenti alcuni qualificati medici provenienti dal Texas

Corsia ospedale

Dal pancreas artificiale allo smart phone per la cura del diabete. Sono alcune delle novità terapeutiche illustrate durante il convegno sulle patologie epatopancreatiche organizzato venerdì 22 e sabato 23 marzo all’ospedale “San Martino di Oristano” dall’Azienda Sanitaria Locale n.5 in collaborazione con la University of Texas Medical Branch di Galveston. Un appuntamento di rilievo internazionale, aperto a medici e infermieri provenienti da tutta la Sardegna, mirato ad aprire un confronto a livello extraeuropeo, come ha sottolineato il Direttore Generale dell’Asl oristanese Mariano Meloni, in cui si è discusso delle cure innovative e dei più recenti modelli organizzativi nella cura del fegato e del pancreas.

Nella prima giornata di lavori si è parlato di epatocarcinoma, un tipo di tumore che è al quinto posto fra le diverse forme tumorali, ma la cui ncidenza è in rapida crescita. A causarne l’insorgenza sono soprattutto gli stili di vita errati, come obesità e abuso di alcol. In Sardegna, come ha spiegato il Direttore dell’Unità Operativa di Medicina Interna dell’Università di Sassari Francesco Bandiera, se non esiste un dato epidemiologico regionale, ad essere indicativo è il dato del Registro Tumori di Sassari, che dal ’92 al 2009 ha registrato 1.516 casi di epatocarcinoma mortali. La buona notizia è che ben nel 47% dei casi la neoplasia viene diagnosticata in fase precoce: ciò consente di ricorrere a una terapia farmacologica, meno invasiva rispetto a quella chirurgica o ablativa.

Fra i fattori di rischio storici sono le infezioni da virus B, più diffuso nell’Africa Subsahariana e nell’est asiatico, e virus C, maggiormente presente in Europa e USA. E se le vaccinazioni e i farmaci antivirali di massa hanno consentito, a partire dalla metà degli anni Ottanta, di far calare il numero dei contagi o di limitare il rischio di contrarre il tumore, oggi a preoccupare maggiormente sono obesità e diabete.

La chiave per ridurre l’incidenza del tumore, anche in questo campo, è ancora una volta la prevenzione, o meglio la sorveglianza. E’ così che viene chiamata la diagnosi precoce compiuta attraverso un’ecografia del fegato, da effettuare ogni sei mesi sulle categorie di persone a rischio, come quelle che hanno familiarità con pazienti che hanno contratto un tumore al fegato, affette da diabete o obese. Una sorveglianza costante, hanno dimostrato i recenti studi, è capace di abbattere drasticamente, fino a sfiorare quasi il 40% dei casi, la mortalità per questo tipo di tumore.

Diabete e pancreatite cronica sono stati i temi dominanti nella seconda giornata di lavori, in cui è stata compiuta una carrellata delle più recenti e innovative terapie per contrastare le malattie. Per ciò che riguarda la cura del diabete, malattia che in Sardegna registra un’incidenza fra le più alte d’Europa, accanto alla classica iniezione sottocutanea esistono oggi diverse modalità di somministrazione dell’insulina, come ha spiegato il Direttore dell’Unità di Diabetologia del “San Martino” Francesco Mastinu: da quella intradermica, che ha il vantaggio di un più rapido assorbimento dell’ormone insulinico, a quella inalata, per arrivare all’assunzione per via orale. C’è poi l’insulina intelligente o “smart basal insuline”, che si libera nell’organismo in base all’andamento della glicemia.

Approcci ancora più innovativi nel trattamento del diabete sono quelli legati al trapianto di pancreas, illustrati dal direttore del Centro Trapianti di Galveston (Texas) Luca Cicalese, o al pancreas artificiale, una tecnica ancora in fase sperimentale ma molto promettente, che avrebbe il vantaggio di rendere automatico un processo – quello del dosaggio e somministrazione dell’insulina – che oggi viene compiuto manualmente. Ciò sarebbe possibile grazie all’ausilio di un semplice smart phone, su cui viene caricato un programma che permette di monitorare l’andamento glicemico del paziente, rilevato da un sensore, e impartisce a un microinfusore l’ordine di “intervenire” con l’insulina per ristabilirne i valori adeguati. Il sistema funzionerebbe in altre parole come un pancreas artificiale, che regola l’andamento glicemico come un pilota automatico.

Non meno interessanti le nuove terapie riguardanti la pancreatite cronica, una malattia insidiosa e di difficile diagnosi che spesso viene riconosciuta già in fase avanzata. Da Verona, dove si trova l’Istituto del pancreas, che prende in carico circa 1200 pazienti l’anno, arrivano nuovi input per la diagnosi e la cura della pancreatite cronica, come ha evidenziato al convegno il professor Armando Gabbrielli, che opera proprio nella città veneta. Se sul fronte della diagnosi gli strumenti meno invasivi sono oggi la Tac e la risonanza magnetica, su quello della cura è la litotrissia, ovvero la frantumazione dei calcoli con onde d’urto, una delle terapie preferibili rispetto all’intervento chirurgico.

Accanto alle novità terapeutiche, l’arma più efficace per contrastare le malattie epatopancreatiche resta la prevenzione. Come è stato più volte sottolineato nel corso della due giorni oristanese, alimentazione, attività fisica, no al fumo ed all’alcol sono gli ingredienti fondamentali per evitare di andare incontro a malattie come diabete, pancreatite e tumori. Insomma, nonostante i significativi passi in avanti che sta compiendo la medicina nel campo delle malattie epatopancreatiche, prevenire – è ancora una volta il messaggio che arriva dal convegno – è meglio che curare.

Lunedì, 25 marzo 2013

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