Pd, Gianni Sanna resta al suo posto - LinkOristano

Pd, Gianni Sanna resta al suo posto

Niente dimissioni e subito il via alla campagna elettorale. Nella riunione di direzione provinciale critiche severe, ma anche molte lodi

Gianni Sanna

Il segretario del Partito democratico oristanese Gianni Sanna resta al suo posto e non si dimette. Sanna nella tarda serata  ha sciolto ogni riserva. La decisione è maturata alcune ore dopo la riunione della direzione provinciale del partito convocata nel pomeriggio e alla quale hanno partecipato quasi tutti i componenti, una novantina.

Gianni Sanna ha già annunciato la convocazione della segreteria provinciale che era stata sciolta l’altro giorno quando lo stesso Sanna aveva deciso di rimettere la valutazione sul suo operato appunto alla direzione provinciale. Il segretario confermerà la segreteria uscente, mettendo subito mano alla preparazione della prossima campagna elettorale per le politiche.

La riunione della direzione provinciale non è stata però un coro di osanna a favore di Sanna. Diverse le contestazioni. L’ex consigliere regionale Antonio Biancu ha chiesto a Gianni Sanna un passo indietro e la convocazione dell’assemblea provinciale del partito per una valutazione sulla situazione venutasi a creare. Duri anche l’altro ex consigliere regionale del Pd Alberto Sanna e il presidente di Legacoop Claudio Atzori che hanno rimproverato al segretario di attuare una politica che divide il partito al suo interno e non lo rafforza, privilegiando il dialogo solo con alcune componenti interne.

Critiche sono venute anche dal consigliere regionale Gian Valerio Sanna. Quest’ultimo ha allargato l’orizzonte alle più generali problematiche vissute dal Pd in questo frangente delle primarie.

In difesa del segretario provinciale si è espresso, invece, il consigliere regionale Antonio Solinas che con cifre alla mano ha affermato come il Pd oristanese sotto la gestione di Gianni Sanna sia cresciuto. Apprezzamenti quindi dal reggente cittadino Momo Tilocca, dal consigliere provinciale Roberto Scema e dall’ex consigliere comunale Selma Bellomo, che insieme ad alcuni rappresentanti di circolo ha voluto rimarcare come le recenti primarie a Oristano abbiano avuto un risultato scontato visto che in campo è scesa una sola donna candidata, a differenza di quanto accaduto altrove.

Alla fine la replica di Gianni Sanna che in apertura si era rimesso al giudizio della direzione dopo la sua sconfitta alle elezioni primarie. Sanna ha ribadito la volontà di una gestione unitaria del partito per ottenere il miglior risultato alle prossime elezioni, ma ha anche sottolineato di non essere disponibile a una riproposizione delle correnti interne e a quella che ha definito come la pratica delle riunioni di caminetto. Gianni Sanna si è riservato quindi di confermare la sua permanenza alla guida del Pd oristanese, annunciando una valutazione nel giro di poche ore. Così è stato. Già in serata la sua decisione di riprendere subito la marcia. Sanna ha garantito anche un sostegno leale alla parlamentare uscente Caterina Pes che nella riunione della direzione aveva chiesto rassicurazioni sull’impegno del partito al suo fianco.

 

La comunicazione di Gianni Sanna ai lavori della direzione provinciale. L’intervento affidato al suo blog. 

Amici carissimi, buonasera.

Teniamo questa riunione a ridosso della presentazione delle liste per la Camera dei Deputati e per il Senato della Repubblica. La teniamo a seguire le Primarie del 30 Dicembre. E dopo due direzioni regionali rispetto alle quali molto si é discusso e si discute ancori in questi giorni ( poc’anzi ho ricevuto una convocazione dell’Assemblea Regionale per questo giovedi. La stampa ne ha dato rilievo. Anche alla luce di quanto approvato dalla Direzione Nazionale del Pd. Mi riferisco appunto alle nostre liste. Alla nomina dei capilista, all’inserimento di due nominativi nelle posizioni utili che il Segretario Nazionale si era riservato sulla base del regolamento nazionale, al mancato rispetto di quel 33% del genere femminile nelle posizioni eleggibili.

Sapete tutti cosa è successo. E fermo restando che di quelle due liste qualcosa deve essere necessariamente aggiustato, la veritá è che con il Porcellum neppure le Primarie ne mitigano gli effetti devastanti, perchè con un proporzionale a liste bloccate, mettere insieme ed ordinare indicazioni dei nostri elettori, esigenze territoriali, quote di genere e competenze che pure servono a noi ed al paese per legiferare e governare è operazione che lascerá comunque in qualche modo insoddisfatti. Comunque, a scanso di equivoci, il nostro saldo è sempre meglio di quello delle altre forze politiche dove la patacca di nominati segnerá per altri cinque (?) anni i loro eletti.

Piuttosto se dovessimo avere la maggioranza in Parlamento archiviamo subito il Porcellum, modifichiamo la legge elettorale e torniamo ai collegi uninominali. Lo dico amichevolmente a Francesca Barracciu, perchè è quella legge la grande porcata. In quel caso le Primarie funzioneranno decisamente meglio, sollecitando la candidature migliori e vincenti sui territori. Anche perché con quel sistema, per nessuno, candidato vorrà dire essere già eletto.

Ci sono le elezioni dopo, e quelle bisogna vincerle per davvero se si vuole attraversare il Tirreno. Non con la platea ridotta dei nostri elettori, ma col consenso di tutto il corpo elettorale. Un’altra cosa, decisamente.Si chiama legittimazione popolare. Oggi la grande sofferenza per l’istituto della rappresentanza politica. Eviterò una stucchevole ripetizione di tutte queste fasi, anche se qualche richiamo dovrò farlo per esigenze espositive. E per non venire meno a quella chiarezza che è indispensabile quando discutiamo tra noi. Spero in un dibattito ampio, confido nella nostra capacità di discutere senza trascendere. Perché poi la autorevolezza di ciascuno si misura anche da come poniamo i problemi, dalla serenitá delle nostre riflessioni, dal clima che riusciamo a creare intorno a noi ed alle nostre decisioni. E perché comunque questo è un tempo nel quale si devono serrare le fila.

La campagna elettorale sarà brevissima e molto impegnativa ed il risultato non è scontato. Noi non possiamo ragionare con la vittoria in tasca. La vittoria va conquistata in questi quarantacinque giorni. Sappiamo che può essere a portata di mano alla Camera dei Deputati per la chiarezza della nostra posizione, per come l’abbiamo costruita in questi ultimi anni, ma sappiamo anche che al Senato la vittoria è un terno al lotto. È il solito regalo del Porcellum, la legge che non siamo riusciti ad abrogare nonostante tanti milioni di cittadini di italiani lo abbiano chiesto con una forza numerica incredibile e che altri invece non hanno proprio voluto abrogare.

Ebbene lo sappiamo tutti che per poter disporre al Senato della maggioranza assoluta dobbiamo vincere anche in Lombardia o in Sicilia, ammesso che si vinca in tutte le altre regioni. Infatti, il premio di maggioranza al Senato si spalma cosi. Diversamente sarà un pareggio. Lo dico perché è bene che lo sappiamo. Lo dico perché possiamo comprende tutti anche il filo conduttore della campagna elettorale di Bersani e del Partito Democratico nella competizione con Monti e con i moderati (uso quest’ultima espressione per semplificare) .

Noi cercheremo di essere autosufficienti dal punto di vista elettorale e parlamentare, ma poi sappiamo che ci sará comunque un confronto serrato con le forze moderate e riformiste autenticamente europee, il cui esito dipenderà molto dalla nostra forza elettorale e dalla nostra rappresentanza parlamentare. Da come e da quanto avremmo saputo intercettare problemi ed aspirazioni collettive in queste settimane nel Paese. In tutto il Paese. Se vogliamo lanciare la palla oltre il muro, dovremmo avere la forza per calciarla. E questa forza va incamerata ora. Ce lo richiede la politica e ce lo impone questa legge elettorale. Che per un altro verso deleterio ( mi riferisco sempre al Porcellum) , quello delle liste bloccate, abbiamo cercato di aggirare, indicendo le primarie per la scelta dei nostri candidati. Perché – atteso che i parlamentari non possono ancora sceglierli gli elettori – almeno possano indicarli i nostri militanti ed i nostri elettori più motivati.

Era un impegno assunto da Bersani . E questo impegno è stato onorato. Anche se, a costo di essere petulante, era soprattutto la legge che andava modificata. Ed io credo che anche noi stasera dobbiamo porci di fronte alle Primarie per i candidati alla Camera ed il Senato del 30 dicembre ultimo scorso, senza scordarci di guardare all’evento da due visuali comunque diverse e mentre lo osserviamo dalla prima postazione non dobbiamo trascurare l’angolatura con cui si prospetta la situazione dall’altra . Perché comunque queste Primarie, a prescindere dalla fase pre-durante-dopo sulla quale ritornerò, hanno rappresentato una modalità innovativa con la quale la politica, in questo caso la nostra politica, si è misurata con l’istituto della rappresentanza politica e con la crisi che abbiamo avvertito, potentissima, in questi anni ed in questi mesi. È bene non scordarcelo.

Come è bene non scordarci la nostra fatica a tutti i livelli per tenere in questi ultimi tre anni la barra dritta nelle diverse situazioni ( a volte anche imbarazzanti), per restare al nostro posto, anziché mollare tutto o peggio rifugiarci altrove, quando non si intravedeva uno spiraglio di luce, per mantenere uno stile sobrio ( nel linguaggio e nei comportamenti) quando tutto trascendeva e la nostra misura veniva scambiata anche in casa nostra per una opposizione zoppa. Provo ad immaginare la sofferenza di Bersani, che in qualche modo ha incarnato questo stile alternativo ( ed è stato il solo, anche a sinistra) al costume berlusconiano, dove tutto è necessariamente bianco o nero. Dove è necessario individuare il nemico per poter sopravvivere e magari potenziarsi elettoralmente. Un nemico pur che sia. Non solo il tuo avversario di sempre ma anche se è necessario il tuo compagno di viaggio, il tuo alleato. E provo ad immaginare, sempre in nome della sobrietá, la fatica di dissimulare oggi la soddisfazione per aver attraversato il deserto e per aver dimostrato che la realtà può essere affrontata ed i problemi superati con fatica solo quando la realtà non la si nega ed invece la si spiega.

La nostra forza di oggi, la nostra credibilitá deve molto a questa fatica. C’è il sudore di questi tre anni. Se oggi possiamo vincere le elezioni non è per un caso. E se abbiamo fatto le primarie per i nostri parlamentari è perché abbiamo questa consapevolezza, che ciò che abbiamo costruito tutti insieme può durare oltre l’esperienza di ciascuno di noi. E ciò ha avuto ed ha un grande impatto non solo con i nostri elettori ma con l’intero corpo elettorale. Non dobbiamo dimenticarcelo, anche quando ci poniamo di fronte alle primarie da un’altra prospettiva. Non quella dell’elettore, ma quella del dirigente, quella del militante. Quando guardiamo questo evento non da lontano, ma da vicino. E ne cogliamo insieme alle fantastiche potenzialità anche i limiti. Talvolta vistosi. Quando avvertiamo le tensioni di competizioni cui non eravamo abituati. Perché la democrazia è più facile proclamarla che praticarla.

Quando cogliamo il sommarsi di tante strategie contrastanti che usano il presente sperando in un ritorno al passato o ad un futuro diversamente immaginabile. Quando la fatica e l’impegno ci pongono davanti alle fragilità di ciascuno di noi, che si declina poi nei modi più impensabili. Inutile nascondersi che tutto ciò l’abbiamo avvertito. Ha concorso il tempo brevissimo che ci è stato messo a disposizione, un regolamento con dei limiti chiari da subito anche per i non addetti, per il suo elettorato attivo e per il suo elettorato passivo, con deroghe concesse e rifiutate con assoluta discrezionalità e senza motivazione alcuna, con decisioni assunte che in molte realtá una tempistica piu veloce della luce non ha permesso di correggere anche quando il tutto avveniva in una palese violazione di norme, per le quote che Roma ha riservato a se e che in qualche modo hanno cambiato la fisionomia delle liste indicate dai votanti alle primarie. Come è capitato da noi e non doveva succedere. Sia chiaro alcune cose sono capitate in tutto il paese, non siamo stati in Sardegna un luogo privilegiato. Altre cose sono capitate solo da noi ma provo a convincermi che siano state un incidente. Di quelli che capitano.

Lo dico perché noi al nostro interno queste cose dobbiamo leggerle, per poterle capire e laddove fanno a pugni col nostro modo di essere, con il Partito che vogliamo costruire, per poterle correggere. Senza per questo mettere in discussione uno strumento che nonostante tutto ciò ha avuto un impatto estremamente positivo e contribuisce non poco a ridare fiato ad una cittadinanza attiva anche dentro il recinto dei partiti e nel campo della politica. I dati delle primarie li conoscete. Nel nostro territorio, parlo del nostro collegio, si è registrata una significativa partecipazione, in tendenza con quella che ha registrato la Sardegna ed il resto del Paese. Avevamo una posizione utile da contendere tra le dodici disponibili di Camera e Senato. Il risultato premia significativamente Caterina, che si riconferma cosi Deputato della Repubblica ed alla quale auguriamo tutti un fattivo lavoro in un Parlamento che per alcuni versi, oltreché legiferare sulle relazioni più pregnanti della nostra convivenza, dovrà probabilmente rivedere anche alcuni istituti della nostra forma di governo.

Avendo quest’organismo fatto le designazioni, sapete che chi vi parla, Palmas e Spiga hanno animato questa competizione. Che è stata perciò una competizione vera, benché certamente un po’ squilibrata con tre uomini ed una donna e la possibilità della doppia preferenza. Sapete anche che nella riunione del 22 dicembre – prima, durante e dopo – si è respirato un clima un po pesante, cui non eravamo abituati e che per molti versi ha forse un solo precedente nella storia recente del nostro partito: la designazione del candidato Presidente della Provincia. Che comunque ha risentito senz’altro di quei limiti cui ho poc’anzi accennato. E che in qualche modo ha lasciato qualche segno nel rapporto fiduciario sul quale è bene fare chiarezza subito. È bene per tutti, ed è necessario per me.

È bene per tutti perché siamo già dentro una campagna elettorale difficilissima e non scontata, perché ci sono anche elezioni amministrative importanti che ci riguardano, perché superato il momento elettorale, formato il Governo ed eletto il PDR inizia per il Partito Democratico una stagione congressuale che ci porterà entro l’anno al rinnovo di tutti i livelli di dirigenza. Perché in Sardegna andremo probabilmente verso una sorta di patto federato con il Pd, dopo aver scontato anche in quest’ultima vicenda le timidezze e ritardi di un processo che invero doveva già essere concluso. Perché non sappiamo ancora quale sara la stessa configurazione geografica della nostra Federazione, atteso che immagino una conformazione delle stesse sulla base delle nuove circoscrizioni amministrative che saranno definite dal legislatore regionale. Sappiamo infatti, e questo mi pare l’unico dato certo, che non saranno otto. È un bene per tutti quindi, ed è necessario per me.

È necessario per me. Perchè un Segretario Provinciale deve sapere se si è rotto quel rapporto di fiducia che per tre anni e sino ad oggi ci ha permesso di fare un percorso del quale vado molto soddisfatto, pur nella consapevolezza di qualche passaggio dove occorreva una maggiore determinazione, di ottenere alcuni ottimi risultati che ci proiettano nel territorio come forza di governo, di concorrere a costruire quella forza politica sulla quale poggia in qualche modo il futuro possibile di questo territorio. Un territorio dimenticato e penalizzato da chi lo ha governato in modo spregiudicato per quasi quindici anni, da chi lo ha lasciato per indifferenza al suo destino, confidando su una fedelta politica a prescindere, che invece non si manifesta più con valori cosi netti rispetto al passato.

Ho manifestato questa necessita alla Segreteria Provinciale il 7 gennaio, ringraziandola per la collaborazione datami sino a quel momento, mettendola in libertà e comunicando alla stessa che da quel momento il Segretario avvertiva il bisogno di ascoltare la Direzione Provinciale, per assumere le decisioni tempestive e conseguenti alle valutazioni che quest’organismo avrebbe espresso ed alle determinazioni che avesse di conseguenza assunto.Le decisioni importanti non sono mai solo scelte dei singoli, appartengono ad una responsabilità collettiva. Per me è stato sempre cosi. E lo sarà anche questa volta.

Grazie per quel che mi avete insegnato. Ciascuno di noi è sempre in debito verso un idea alla quale ha dedicato e dedica una parte significativa della propria vita e verso un’organizzazione che ti ha permesso di servire gli altri ed al tempo stesso di conoscere meglio anche te stesso.

Lunedì, 14 gennaio 2013

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